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IO SARAH, IO TOSCA - regia Daniele Costantini

Laura Morante in "Io Sarah, Io Tosca", regia . Foto Filippo Manzini Laura Morante in "Io Sarah, Io Tosca", regia . Foto Filippo Manzini

di Laura Morante
con Laura Morante, e con Chiara Catalano al pianoforte e voce
scene Luigi Ferrigno
costumi Agata Cannizzaro
luci Tommaso Toscano
musiche originali Mimosa Campironi
regia Daniele Costantini
produzione Nuovo Teatro di Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
Thiene (Vicenza), Teatro Comunale 30 novembre, 1 e 2 dicembre 2021

www.Sipario.it, 2 dicembre 2021

Tre quadri di un attimo di vita della grande Sarah Bernhardt e della “sua” Tosca sono raccontati in questo gustoso spettacolo, persino per certi versi ardito mi vien da dire, nel senso piacevolmente coraggioso, che Laura Morante ha scritto e che interpreta nei teatri in questo periodo per la regia di Daniele Costantini. Tre quadri del mese di debutto di “Tosca” dove la divina Bernhardt soliloquia a spron battuto senza o quasi fermarsi o soffermarsi mai, con una pianista che risponde a tono a certi solleciti attraverso le note e a tutte le considerazioni, infinite, che l’attrice svela di sé. Quelle del suo vivere, e di quel personaggio sentito tanto vicino riflettendo molteplici attimi, e poi anni, di vita incastonati uno dentro l’altro. L’ambiente surreale di un salotto simile a un cafè chantant, con la pianista a sinistra, quattro poltrone di velluto rosso, drappi, un corridoio che ha tutta l’aria di qualcosa di funesto fanno da cornice ai racconti dell’attrice, la divina che argomenti ne ha e sono scaglionati da un ritmo strenuo, un dialogare tra sé e sé, al massimo cercando un consenso dalla musicista. Una parlantina logorroica che mette assieme lucidamente diversi stati d’animo attraversati, da sola e in compagnia, e il suo essere o non essere personaggio Tosca portando lo spettatore in altri tempi e luoghi, abbracciandolo spesso, volendolo coinvolgere. Una musica spesso dalla provenienza felina accompagna il tutto, scandita con ritmi accompagnatori, desiderosi di stare al fianco della divina interprete. O malinconici, come nel “Plaisir d’amour”. La Bernhardt rivive tre momenti, si diceva, e ognuno di questi è una commedia a sé, pregna di avvenimenti e significati, di zone d’ombra e gioiosità, grandezza e solitudine. Tre momenti di quella Tosca che Victorien Sardou le propone di fare, e nella quale trova simbiosi, amore, distanza. Siamo a fine Ottocento e la verve di una donna che sa di entrare nella storia moderna con il suo nuovo personaggio che andrà in scena si vede tutta. Sarah e Tosca sembrano essere un unico involucro dal quale escono sentimenti più vari, ricordi, che la donna, prima ancora che l’attrice e il personaggio, rivive con passione e mistero. Tutte le cose dette, fatte, sono vere? Dentro lei, o meglio loro, albergano più stati, sentimentalismo e vulnerabilità, ad esempio, ma anche il proprio essere cinica, mai arrendevole, sognatrice d’amore, seppur ottenuto, ma non quello vero, piuttosto riguardante il “serraglio” maschile del quale non poteva fare a meno. E i ricordi fortemente impressi, il figlio Maurice, l’autodistruzione del suo benessere, il ricominciare. Fino allo splendido, inatteso finale, tronco coup de theatre, che è anche un coup de coeur che il regista Costantini pratica con lei lì, in scena. Forse il ritmo fin troppo serrato del suo parlare frena un po’ il fascino enorme di tutto lo spettacolo che passa attraverso la bravura indiscussa di Laura Morante, la grazia molto ben orchestrata di Chiara Catalano, scene e costumi indovinati e un testo scritto molto bene, dove è spesso piacevolissimo perdersi. Con un’ottima, consapevole regia.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 07 Dicembre 2021 10:01

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