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KVETCH - regia Laura Tanzi

"Kvetch", regia Laura Tanzi "Kvetch", regia Laura Tanzi

di Steven Berkoff
regia Laura Tanzi
con Claudio Coco, Ana Gàrate Rubio, Valentina Guarino, Demetrio Triglia, Daniele Zighetti
Milano, Teatro Caboto, dal 28 aprile all' 8 maggio

www.Sipario.it, 6 maggio 2016

Cosa accadrebbe se facessimo e dicessimo agli altri ciò che veramente sentiamo nel profondo della nostra anima? La felicità, forse. Ma tra la domanda e la risposta ci sono gli kvetch che in ebraico significano piagnistei. Sono loro a tormentare i personaggi di questa commedia. C'è Frank che continua a lavorare nonostante odi il proprio lavoro e non sopporti più la vita appiattita e faticosa che conduce, celando l'omosessualità nel suo più intimo; c'è donna, sua moglie, che, dietro un' apparente ed educata soddisfazione borghese, cova i desideri sessuali più estremi; c'è Gorge che si vergogna della propria solitudine e la nasconde; e poi c'è la vecchia e Hal, anche loro travolti dai sacrifici di una vita non voluta. Tutti i personaggi si muovono su un doppio binario esistenziale dove, quasi sempre, i bisogni più profondi e sinceri rimangono latenti e perdenti di fronte alle convenzioni sociali che prevalgono sulle loro vite. Anche se, alla fine, alcuni di loro, con coraggio, escono allo scoperto. Superano la paura e i sensi di colpa, trovando la forza di essere sè stessi fino in fondo e ridirezionando i loro destini infelici verso nuovi orizzonti. E ne escono vincenti.
Berkoff è autore geniale di questa commedia. La sua qualità è quella di sapere cogliere, pienamente, le nevrosi che caratterizzano la civiltà contemporanea in cui, come scriveva bene Marcuse in "Eros e Civiltà", in nome delle regole civili di convivenza e della sicurezza che ne segue, viene sacrificata la libertà individuale. Il risultato è quello di vivere esistenze inautentiche, un pò più sicure e un pò meno felici, in cui i formalismi e la buona educazione schiacciano il nostro vero sè. La regista Laura Tanzi traduce scenicamente la psicologia dei personaggi approfondita dalle parole dell'autore. E lo fa con intelligenza e precisione, offrendoci dei quadretti esistenziali, a tratti colorati di poesia, dove l'incoerenza e il conflitto fra il pensiero e l'azione dei personaggi emerge chiaramente. La bravura degli attori completa la qualità dello spettacolo attraverso un ritmo esilarante in cui drammatico e comico si mischiano. Guardando "Kvetch" si ride ma, anche, si riflette. La volgarità di alcune scene serve alla regista per bilanciare ilarità e crudezza e per ricordarci il messaggio dell'autore. I personaggi, dai costumi colorati, risvegliano in noi la tenerezza. La loro umanità è la nostra. Uscendo dalla sala ci sentiamo meno soli e più comprensibili a noi stessi.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Sabato, 07 Maggio 2016 05:22

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