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LOCANDIERA (LA) - regia Maurizio Panici

“La Locandiera”, regia Maurizio Panici “La Locandiera”, regia Maurizio Panici

di Carlo Goldoni
con Alessandra Signori, Fabrizio Bernar, Riccardo Cavallin, Tobia Rizzato,
Denis Dalla Palma, Francesca Scomparin, Marta Tissi, Francesca Tres

Ideazione, Regia e Impianto Scenico Maurizio Panici
Costumi Rosanna Palermo
Disegno Luci Davide Stocchero
Musiche J.S. Bach
Produzione ARGOT PRODUZIONI – TEATRIS
Marostica (Vicenza), 27 e 28 giugno 2019 nell'ambito della rassegna "Commedia Castellana" 2019

www.Sipario.it, 2 luglio 2019

Molto si potrebbe dire di questa "Locandiera" ma non che non sia stata sobria, tranquilla, con un certo senso di misurazione che è anteposta alla briosità e alla frenesia che solitamente riguarda la figura di Mirandolina. La compagnia "Teatris", con il regista Maurizio Panici in testa, ha proposto in un contesto scenico affascinante come il giardino della Biblioteca della cittadina veneta, con vista su una delle torri del Castello, nell'ambito della mini rasssegna "Commedia Castellana", un allestimento che ha mostrato una coesione particolare tra i protagonisti, tutti tenuti sullo stesso piano grazie a una recitazione asciutta e con pochi fronzoli (messi tra l'altro dove servivano). L'impressione è che piuttosto che puntare in maniera scontata prevalentemente sul carattere tosto di Mirandolina, si sia allargata la questione alle diverse sfumature di tutti i personaggi, svelando così anche qualche inedito particolare degli stessi, come ad esempio l'insicurezza marcata, lo stress presente di qualcuno di loro. Non deve sembrar strano, anche in quell'epoca un essere umano era tale ad oggi, con tic e manie più o meno simili. Questo è parso essere un Goldoni in linea con la tradizione ma allo stesso momento una visione contemporanea che alla commedia pura e dura ha lasciato certamente qualcosa, ma, appunto, asciugando e restringendo,andando al sodo. Merito di una regia sempre ottimamente impostata, e di una serie di attori che si sono di sicuro lasciati guidare con una certa consapevolezza da Maurizio Panici. La sobrietà di Mirandolina, che Alessandra Signori tratteggia con umiltà e senza spavalderia, come accennato ha trascinato anch'essa, a suo modo, la commedia su un unico binario, quello della linea di racconto narrato, brillante si', ma preponderante sui personaggi. Anche i tre pretendenti della locandiera, marchese, conte e cavaliere, cioè Fabrizio Bernar, sornione indovinato, Riccardo Cavallin e Tobia Rizzato tutto sommato sono rimasti buoni buoni e non hanno mostrato esagerazioni particolari. Vezzi e lazzi dunque si', ma indovinati e non esagerati come invece qualche volta si vede. Di fronte poi a una lingua goldoniana forbita e magica, c'è comunque da rimanere affascinati. Addirittura il servo Fabrizio, servitore di Mirandolina, e di tutti a ben vedere, è stato quello che in maniera maggiore ha mostrato una "normalità" più che assoluta, lasciando perdere lo scapestrato personaggio trito e ritrito, e questo va a merito di Denis Dalla Palma. Al contrario, le due commedianti Ortensia e Dejanira, o le finte nobili, sono le uniche che hanno davvero potuto permettersi di potersi lasciar andare, e sia Francesca Scomparin che Marta Tissi hanno messo in mostra quello che ci si aspettava da loro, con grazia e fascino, la bionda e la mora, la saggia e la leggera, rendendosi spassose proprio perlopiù nelle sfumature dei loro personaggi. Il servitore del cavaliere, Francesca Tres, ha disegnato impeccabilmente il suo ruolo, che nella commedia comunque ha la sua bella fetta partecipativa. Ne è venuto fuori un puro esempio di teatro corale, unito e che da parte dei personaggi non si è battuto per primeggiare. Quello che è rimasto impresso è l'esperienza di Mirandolina, le sue massime che sono il sale della commedia assieme alle ipocrisie e finzioni che chi le ha ruotato attorno le ha concesso. La sua saggezza, messa a confronto a quella degli altri che a loro volta hanno girato, ognuno convinto ma forse non fino in fondo delle proprie idee. Il consenso, in una serata che a definire torrida è dir poco, è stato da parte di una platea sempre attenta e coinvolta, pieno.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Luglio 2019 08:48

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