di Michela Tilli e Alessia Vicardi
regia di Chiara Petruzzelli e Alessia Vicardi
con Alessia Vicardi
musiche di Flavio Aster Bissolati
all'auditorium di Sospiro (Cremona), 19 ottobre 2019
Se si potesse dire, per L5-S1 Una storia naturale di Michela Tilli e Alessia Vicardi si potrebbe parlare di elegia satirica o satira elegiaca sul dolore con un prologo e un epilogo. La letteratura classica non lo concede (forse), ma l'invenzione della contemporaneità sì. La prova d'attrice di Alessia Vicardi sostenuta dalle musiche e dalla presenza di Flavio Aster Bissolati si può leggere con un doppio canale: quello della storia e quello della modalità attoriale.
L5-S1 una storia naturale è la storia di una patologia alla schiena (naturale, per quanto eccentrica) che colpisce una musicista, alter ego dell'attrice. È il racconto di una battaglia senza esclusione di colpi contro il dolore. Tutto – o quasi – si concentra durante una risonanza magnetica in cui il rumore del magnete – grazie alle musiche di Bissolati – diventa un tappeto sonoro che accompagna il sogno/delirio della protagonista. Come un San Lorenzo sulla graticola la donna immobile analizza il suo dolore, racconta il confronto con medici cinici, cerca inutilmente di dare una ragione a quella sofferenza che non ha senso e che l'accompagna in ogni gesto e respiro. La battaglia, a tratti, assume i toni comici di una sorta di videogames con tanto di refrain di Super Mario, un gioco per rendere accettabile le imbragature contenitive. Il senso di vulnerabilità si coniuga con la rabbia che Vicardi sfoga con divertite invettive anche contro la sua amata Cremona, violentata da inquinamento e placido attendismo. Il sogno/delirio è un accumulo di j'accuse e confessioni, di furore e dolcezza che hanno il ritmo martellante della risonanza magnetica. Tutto ciò scivola via verso l'epilogo con la solitudine a cui la donna è costretta dal dolore e la ironica imitazione di Sophia Loren nello spogliarello davanti a Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica.
Se questo è il racconto, la modalità attoriale di Alessia Vicardi si realizza in una partitura mimico/gestuale che la rende ora potente, ora fragile e indifesa, satiro e ninfa, ragazzetta poco più che bambina, ma anche donna matura ferita da quel dolore quotidiano con cui deve fare i conti e che mette in dubbio il suo futuro di pianista/artista, ma anche quello di donna. Tutto ciò che Alessia Vicardi fa in scena ha una sua meccanica del cuore e del corpo precisa, pulita, a tratti forse ridondate, ma più per la quantità di segni e di racconti che la drammaturgia porta avanti che per il modo in cui Vicardi utilizza corpo e voce. L'attrice è – comprensibilmente – tutta nel ruolo, lo è fino al midollo, si potrebbe dire, lo è nella denuncia come nell'elegia della sofferenza, lo è nel tentativo di frequentare la distanza della comicità, lo è nel variegato registro dei toni che fanno di L5 –S1 una storia naturale una satira elegiaca o se si preferisce una elegia satirica. Alla fine per Alessia Vicardi, Flavio Aster Bissolati e la coregista Chiara Petruzzelli è un diluvio di applausi e di affetto da parte della platea di Sospiro.
Nicola Arrigoni