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LA LOCANDIERA - regia Luca De Fusco

"La Locandiera", regia Luca De Fusco "La Locandiera", regia Luca De Fusco

di Carlo Goldoni
regia Luca De Fusco
con Lara Sansone 
e con Francesco Biscione, Vittorio Ciorcalo, Cinzia Cordella, Gennaro Di Biase, Giacinto Palmarini, Gilda Postiglione  
aiuto regia Lucia Rocco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Paolo Coletta
produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale
teatro Sannazaro, Napoli, dal 22 al 24 aprile 2022

www.Sipario.it, 24 aprile 2022

Carlo Goldoni: il commediografo del Settecento che per primo riformò il teatro italiano, regalando ai suoi personaggi una tipologia anche psicologica, che ne evidenziava le caratteristiche personali, che andavano quindi definendosi nella commedia italiana, oltre i tipi fissi della commedia dell’arte. Carlo Goldoni: l’autore teatrale che racconta il mondo, sottolineando come il teatro prenda spunto dalla vita e la vita, viceversa, prenda spunto dal teatro. Carlo Goldoni: colui che definì, appunto, tutto il mondo come un grande teatro, perché la vita, si sa, è tutta una grande opera teatrale, concetto poi ripreso da altri grandi del palcoscenico come Eduardo De Filippo o Gigi Proietti.
Ecco come nasce il testo de La locandiera, in quale clima e in quale fervore culturale e artistico, in cui il commediografo Goldoni si muoveva con le sue storie ed i suoi personaggi. Una società peraltro in cui la borghesia cittadina stava emergendo in Italia e quella classe prima piuttosto ignota e mai ben definita, stava iniziando ad assumere un peso nella vita civile. Luca De Fusco, regista di questa Locandiera al Teatro Sannazaro, la accomuna al boom economico del dopoguerra italiano, negli anni ’50 di un’epoca in cui tutto sembrava di nuovo possibile, dopo i disastrosi orrori della guerra e la voglia di rivalsa, di crescita economica e di possibilità, diventava il senso del vivere quotidiano, ciò che avvolgeva tutta l’esistenza del nostro Paese. E così la rappresentazione resta ancorata ai due mondi italiani di due secoli molto diversi, ma anche con qualcosa in comune: il fermento culturale e la voglia di fare. In un’epoca come quella odierna sarebbe difficile pensare a una donna che sposa un uomo soltanto per restare fedele alla promessa fatta a suo padre ormai scomparso e così De Fusco mette insieme anche un fil rouge che lega Mirandolina, protagonista della commedia, a Fabrizio, cameriere della sua locanda e fedele, devoto servitore: la musica, le canzoni, anche in inglese, che solo loro due, anche se da soli, in momenti diversi, cantano, cristallizzate nella loro voce e nell’immagine, anzi nella presenza fisica di un juke box perennemente sullo sfondo. La locanda appare come stilizzata, ridotta all’essenzialità dei suoi elementi caratteristici nell’ambientazione: varie file di sedie appese in un reticolato alle pareti, a contornare un tavolo apparecchiato di volta in volta per scopi, persone e momenti diversi, in modo molto dinamico. Nel secondo tempo viene fuori un’originalità simpatica e divertente: la biancheria, le lenzuola, oggetto di una prima costruzione di un meccanismo iniziale, la ritroviamo in scena espansa a dismisura, di volta in volta a nascondere o a svelare i vari personaggi della commedia. Ecco allora una locandiera che sa il fatto suo, una donna che mette in scena la forza di tutte le donne, l’astuzia sì, ma anche la determinazione: fa girare la testa a tutti gli uomini e far girare la testa all’unico uomo che non si è innamorato di lei diventa anche il suo obiettivo, ma solo perché lui afferma, in tutta la sua nobiltà, di disprezzare le donne, di non poter mai cadere nei loro inganni e di preferire invece l’onestà e, quindi, starne alla larga. Ma sarà davvero così facile o finirà peggio del conte e del marchese, da sempre servitori e protettori della bella Mirandolina? L’intento della locandiera non è puramente di piacere o di lusinga per la corte del sesso maschile, ma anche quello ben più nobile di portare avanti il potere delle donne, di mostrare come l’essere per definizione il gentil sesso non stia ad indicare la debolezza, ma il multiforme talento di una donna, laddove talento è, prima di ogni cosa, il suo significato originario, ossia la capacità di ricevere la vita e la vitalità. Una donna che guarda al suo utile e sa il fatto suo, ma che sa riconoscere infine i veri valori che contano. E la bellezza, la bravura artistica, la poliedricità di Lara Sansone si mescolano alla simpatia e alle doti degli altri attori in scena: Francesco Biscione, Vittorio Ciorcalo, Cinzia Cordella, Gennaro Di Biase, Giacinto Palmarini, Gilda Postiglione  e ai colori dei bellissimi costumi e scene di Marta Crisolini Malatesta.

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Lunedì, 25 Aprile 2022 09:12

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