mercoledì, 22 gennaio, 2025
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LETIZIA VA ALLA GUERRA - regia Adriano Evangelisti

Agnese Fallongo e Tiziano Caputo in "Letizia va alla guerra", regia Adriano Evangelisti. Foto Tommaso Le Pera Agnese Fallongo e Tiziano Caputo in "Letizia va alla guerra", regia Adriano Evangelisti. Foto Tommaso Le Pera

ideazione e regia Adriano Evangelisti
drammaturgia Agnese Fallongo
con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo
musica dal vivo Tiziano Caputo
coordinamento creativo Raffaele Latagliata
foto di scena Tommaso Le Pera
produzione Teatro de Gli Incamminati/deSidera
in collaborazione con ARS Creazione e Spettacolo
PERSONAGGI E INTERPRETI
Letizia AGNESE FALLONGO
Michele/Felice TIZIANO CAPUTO
In scena a Milano, Teatro Franco Parenti, dal 3 all’8 dicembre 2024

www.Sipario.it, 9 dicembre 2024

"Non si decide come si nasce. Forse un poco come si vive, ma non troppo. Figurati se si può decidere come morire”. Vorrei iniziare la recensione con queste parole tratte Letizia va alla guerra, in scena al Teatro Franco Parenti. Parole che suscitano una riflessione profonda nel pubblico, come d’altronde tutto lo spettacolo: quanto di ciò che viviamo è frutto di nostre scelte e quanto invece è accettazione passiva di una situazione che non dipende da noi?

Sul palco si assiste alla storia di tre donne di nome Letizia, che apparentemente non hanno nulla in comune se non il nome e la guerra come sfondo alle loro vicissitudini.
La prima è una giovane sposa siciliana che, non appena trovato l’amore, è costretta a separarsene poiché il suo Michele viene chiamato sul fronte friulano quando l’Italia entra in guerra nel 1915. La giovane gli scrive lettere che però non vengono mai recapitate; quindi, decide di partire per il Friuli per portare beni di prima necessità ai soldati, sperando un giorno di poter incontrare il suo amato.
La seconda è una prostituta, il cui vero nome è Lina, ed è un’orfana cresciuta a Latina con una monaca, fino al giorno in cui riceve una lettera da una presunta zia che le offre un lavoro a Roma: “fare servizi”. La ragazza, innocente, corre verso l’opportunità di vivere in una città grande, ma perde l’innocenza nel modo più atroce: stuprata da un cliente. E da quel giorno diventa “Letizia fa il servizio”. Nel 1944, però, con l’arrivo degli americani su suolo italiano, si presenta al bordello un giovanotto di sedici anni, “il biondino”, ancora vergine, che cambierà il suo atteggiamento e cercherà di darle l’opportunità di vivere una vita normale: quella che ha sempre desiderato.  
La terza è un’anziana monaca veneta e quasi richiamata al cielo dal signore. Da ragazza, è libertina e con il vizio del fumo; perciò, i genitori la spediscono a formarsi in un convento. Dopo l’esperienza sul fronte durante la Prima guerra mondiale, però, si innamora di Gesù e prende i voti. Da monaca, cresce la giovane Lina e, seppur con le migliori intenzioni, la spinge a fare il passo che la porterà a Roma, in quel posto che purtroppo si rivelerà la causa della sua infelicità.

Come per lo spettacolo Fino alle stelle, la scenografia è molto semplice, in questo caso composta da grandi cornici, una delle quali con una grata per la terza storia, e oggetti di scena. E pure in questo caso, gli attori sono sempre e solo Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, ma riempiono il palco con la loro bravura. I soggetti rappresentati provengono da diverse parti d’Italia, e dunque anche qui la loro abilità nel parlare con i vari accenti e dialetti regionali la fa da padrona. Qui, però, i personaggi secondari sono più numerosi, e di conseguenza ai due attori spetta ancora di più il compito di dare vita a più individui contemporaneamente. Ecco quindi che, nel racconto di Letizia sposa, Agnese, oltre a essere la giovane siciliana, interpreta anche la mamma e la nonna di questa. Il quadro di Letizia monaca, invece, inizia con un momento di comicità geniale in cui Tiziano, da solo sul palco, dà vita a un dialogo fra tre monache, donne e persino di provenienza diversa. La naturalezza con cui Agnese Fallongo e Tiziano Caputo portano sul palco emozioni e sentimenti rendono la narrazione concreta e autentica per il pubblico, che vive appieno tutte le vicende narrate. Come in Fino alle stelle, la chitarra di Tiziano accompagna l’intreccio, aumentando e allentando la tensione a seconda delle situazioni.

Tre storie di vita durante le due guerre mondiali e tre personalità diverse, ma che celano in realtà una profonda connessione... Quale? Non vi resta che andare a teatro per scoprirlo!

Simona Zanoni

Ultima modifica il Giovedì, 12 Dicembre 2024 11:48

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