Stefano Francioni Produzioni
presenta
CRISTIANA CAPOTONDI
LA VITTORIA È LA BALIA DEI VINTI
di Marco Bonini
musiche Jonis Bascir
regia MARCO BONINI
Teatro Quirino Vittorio Gassman 10-15 dicembre 2024
Pensando a come iniziare questa cronachetta (fatto piccolo ma non insignificante), come la chiamerebbe Sciascia, sulo spettacolo La Vittoria è la balia dei vinti, vengono bene in aiuto delle parole di Ermanno Cavazzoni. Eccole: “L’arte è un nome che copre tante attività o impulsi poco confessabili, anche metafisici, o donchisciotteschi, fermare la freccia del tempo”. Quindi, adesso, si tratterebbe di capire quale impulso sia stato alla base di Marco Bonini per scrivere il suo spettacolo. Vediamo: ribadire l’importanza delle storie, della magia che suscitano in chi le ascolta? Sottolineare come la solidarietà sia uno dei principi più importanti, se non imprescindibili, alla base del vivere comune? Mettere sotto la lente di ingrandimento la normalità ricercata, difesa e ricreata anche, e soprattutto, in condizioni eccezionali come quelle vissute in tempi di guerra? E tante altre se ne possono elencare. Fra quelle qui enumerate, quale è giusta? Quale è sbagliata? Magari tutte coesistono. Oppure nessuna. Di sicuro vi è che il testo di Bonini ci ha riportato a quel 1943, anno in cui i tedeschi bombardarono Firenze, fermando la freccia del tempo e immortalando quegli istanti di paura e di speranza in un ritorno rapido alla normalità. Fra i tanti istanti fermati grazie all’ausilio dell’arte, quello di Vittoria: donna aristocratica e snob che, nel rifugio sotto Palazzo Pitti, si ritrova a dover allattare oltre a sua figlia anche i due bambini della sua balia. Questa storia, raccontata a sua volta dalla nipote di Vittoria (donna in carriera, lontana da casa) alla sua di figlia tramite videochiamata per farla addormentare, vorrebbe assurgere a simbolo universale. Di cosa: della donna come principio di solidarietà, oltre ogni pregiudizio? Di una vera emancipazione sociale? Di autentica sensibilità culturale? Eccetera. Peccato che, nei fatti, Bonini non sia riuscito a confezionare una storia effettivamente simbolica, di quelle che testimoniano, cristallizzandosi in forma poetica – cioè artistica –, una metamorfosi essenziale sia per il creatore che per lo spettatore. Per cui la vicenda di Vittoria, balia della sua balia, finisce per essere né più né meno che una storiella come tante sulla Seconda guerra mondiale attraverso la quale fanno capolino i tratti salienti della futura società postbellica. Temi certamente tutt’altro che innovativi e che, per le tante volte e le molte forme attraverso cui sono stati proposti e riproposti, ormai finiscono per scadere a triti stereotipi. Dal canto suo Cristiana Capotondi ha confezionato un grazioso, preciso, colorato, a tratti vivace spettacolo, ricorrendo a una recitazione piena di registri ed intonazioni così da rendere un testo piatto, sotto il profilo del ritmo e della narrazione, simpatico e piacevole. È grazie alla Capotondi se La Vittoria è la balia dei vinti è risultato piacevole, benché infarcito, oltre che di luoghi comuni, di inutili lungaggini. Il che, visto il panorama teatrale contemporaneo, non è poco. Pierluigi Pietricola