progetto ideato e scritto da Niccolò Fettarappa
con Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri
contributo intellettuale di Christian Raimo
produzione Sardegna Teatro Agidi col sostegno di Armunia teatro, Spazio Zut, Circuiti Claps, Officine della cultura
al teatro di Ragazzola (Parma), 18 gennaio 2025
Ci sono artisti di cui ci si innamora, a cui va il pensiero, anche quando è passato tempo dalla serata in cui si è visto il loro spettacolo. Il perché è forse dovuto al fatto non solo che sono bravi, quanto che hanno saputo centrare quel senso di disagio o di insofferenza nei confronti del mondo, ma anche di noi stessi che percepiamo quotidianamente. Detta così sembra un poco pesante, in La sparanoia di Niccolò Fettatrappa ci si diverte e si ride un sacco, ma alla fine si esce con un senso di amarezza e con un senso di colpa che faticano a tacitarsi e chiedono a noi boomer di fare i conti con il nostro egoismo. Niccolò Fettarappa è uno dei quegli artisti che sa divertire e inquietare per la sua capacità di andare diretto, potente, sanguigno e acuto sulle cose, sulle nostre convinzioni, su ciò che viviamo, ma non vediamo. Ed è in questo senso che La sparanoia è l’atto di denuncia di una generazione, di una cultura – quella di sinistra – che si è lasciata vivere, che ha preferito l’intimità del ripostiglio di casa alla possibilità (faticosa!) di incidere sulla realtà. Ma limitare La sparanoia alla parabola discendente della sinistra e dei suoi militanti sarebbe riduttivo, almeno così è parso. C’è di più, c’è la fotografia di una generazione, di under trenta alle prese con le illusioni sfumate o forse mai realmente accarezzate, c’è la descrizione di un clima di controllo e violenza sociali che inquietano e che noi grandi guardiamo con indifferenza e non curanza Uno stendino di plastica, e qualche oggetto: una paletta, uno di quei rettangoli di gommapiuma per i tappeti gioco: è quanto basta per costruire la fotografia di una gioventù che vorrebbe essere di sinistra e si scopre vittima di sé stessa, ma è al tempo stesso delicata e tenerissima antenna di un malessere condiviso. Fettarappa e Guerrieri sono due attori che sembrano usciti da un fumetto, in continuo e sfiancante movimento. I due inanellano tutte una serie di situazioni quotidiane: l’acquisto casa, la voglia di protestare, l’intimidazione subdola ed esplicita nella società del controllo che mena le mani. E alla fine la mamma e la famiglia sono rifugio, ma anche dolcissima prigione. Tutto si compie e si srotola davanti allo spettatore con una fulminea e incisiva scrittura comica che fa di corpo e parola un tutt’uno, che fa della chioma rossa di Fettarappa e della mimica di Guerreri dei segni che se la vedono con il linguaggio verbale, lo sbugiardano, lo mettono in crisi. Si assiste a La sparanoia con divertita curiosità, i due fanno di tutto sul palcoscenico, ma soprattutto dicono le peggio cose, si e ci accusano, si e ci mettono in croce e noi lì a stare al gioco, pronti a farci schiaffeggiare e insultare. Ma quei due ragazzi ne hanno ben donde e allora alla fine anche l’attacco con pistole d’acqua ha un solo difetto: non fare vittime, peccato. Risate a volontà e applausi calorosi come ricompensa ai due under 30 e alla loro irriverente arte teatrale. Nicola Arrigoni