di Tennessee Wiliams
traduzione Monica Capuani
regia Leonardo Lidi
con Valentina Picello, Fausto Cabra, Orietta Notari, Nicola Pannelli, Giuliana Vigogna,
Giordano Agrusta, Riccardo Micheletti, Greta Petronillo, Nicolò Tomassini
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti, suono Claudio Tortorici
assistente regia Alba Maria Porto
Una produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale,
Teatro Carignano, Torino 29 apr – 11 mag 2025
La gatta sul tetto che scotta viene presentato per gentile concessione de la University of the South, Sewanee, Tennesee
Una bambina che gioca allegra, di tinte pastello vestita, è l’immagine del candore e della purezza: ma nel suo canto spensierato qualche nota stona; sarà forse la minaccia di un pericolo, il sintomo della corruzione incombente? Così, il regista Leonardo Lidi ci introduce al suo allestimento de La gatta sul tetto che scotta (in scena al Teatro Carignano di Torino), commedia amara (molto nota) di Tennessee Williams. Maggie la gatta e suo marito Brick Pollitt devono la loro archetipica notorietà anche all’interpretazione cinematografica di Elizabeth Taylor e Paul Newman nel film del 1958 diretto da Richard Brooks. Ecco, se c’è un merito da attribuire subito all’allestimento curato da Lidi è di allontanare il pubblico dalle suggestioni e dalle memorie filmiche, impresa non facile; gettando una luce meno hollywoodiana e più tormentosa sul testo di Williams. Lo spettacolo si apre con uno splendido numero di Maggie/Valentina Picello, esasperata dalle ipocrisie familiari. Picello è brava e subito rapisce l’attenzione, ma poi apre al dramma di coppia e accompagna verso l’abisso interiore del suo Brick. Il pubblico inizia a chiedersi: forse che i bellissimi Liz e Paul erano troppo patinati e da copertina per raccontarci il vero buio, il senso di colpa e l’oppressione delle verità taciute? Tennessee Williams, nella traduzione di Monica Capuani e nella regia di Leonardo Lidi, ritrova l’amara ironia della scrittura, la vivida aggressività delle battute, la lacerazione intima dei non detti. Maggie/Picello è straordinariamente stanca, ma rimane agguerrita, pronta a difendersi a ogni costo; Brick/Fausto Cabra ha l’aria emaciata, svuotata e strafottente di chi sa di toccare il fondo ed è deciso a raschiarlo (non avendo interesse che per l’annientamento). Intorno a loro un cast di interpreti validi (amiamo alla follia Orietta Notari e Nicola Pannelli!), che trascina gli spettatori in un’opera rock dal gusto gotico: un live che sferza con ironia. I temi della malattia, della dipendenza, dell’omosessualità e della menzogna non sono taciuti né edulcorati, anzi: la scenografia minimalista li pone in risalto nella loro drammaticità; l’aria di festa in famiglia li esalta in modo stridente e li fa esplodere; una presenza fantasmatica in scena, leggera eppure ingombrante tra i personaggi, li strilla pur rimanendo muta. Sempre desideroso di esplorare l’animo umano, con La gatta sul tetto che scotta Leonardo Lidi mette in scena il seguito ideale della sua trilogia cechoviana, ponendo al centro il legame poetico tra la drammaturgia di Anton Čechov e quella di Williams. Siamo entusiasti di questa gatta e lo sarebbe anche Tennessee Williams! Giovanni Luca Montanino