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MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE - regia Leo Muscato

"Morte di un commesso viaggiatore", regia Leo Muscato. Foto Azzurra Primavera "Morte di un commesso viaggiatore", regia Leo Muscato. Foto Azzurra Primavera

di Arthur Miller
Traduzione e adattamento Masolino D’amico
Con Alessandro Haber, Alvia Reale, Alberto Onofrietti, Michele Venitucci,
Paolo Gattini, Margherita Mannino, Beniamino Zannoni, Caterina Paolinelli,
Anna Gargano, Duccio Camerini, Stefano Quatrosi, Fabio Mascagni

Scene Andrea Belli
Costumi Silvia Aymonino
Disegno luci Alessandro Verazzi
Musiche Daniele D’angelo
Regia Leo Muscato
Produzione Goldenart production in co-produzione con Teatro Stabile del Veneto – Teatro Stabile di Bolzano
Thiene (Vicenza), teatro Comunale, 18, 19 e 20 febbraio 2020

www.Sipario.it, 21 febbraio 2020

Illusione e disperazione vanno di pari passo nel testo famosissimo di Arthur Miller e in questa nuova edizione della “Morte di un commesso viaggiatore”, alla quale dà anima e corpo Alessandro Haber nei panni di Willy Loman. E’ un classico del teatro, che continua a conquistare spettatori e che anche in questa edizione piace molto ,anche se spiace vedere che certe battute stilettate di dramma vero vengono recepite come battute comiche, con risate che invece sono amare. E’ probabilmente vero che il pubblico è cambiato, sta cambiando, forse anche nel drammatico cerca il brillante, magari per via dei tempi che si vivono. Rimane il linguaggio, profondo e disteso, di Miller, e un adattamento perfetto, che danno all’autore quello che è dell’autore. Il mondo di Loman e la sua rincorsa assurda al sogno vincente americano (e non solo) si apre a chi lo osserva con un telo-sipario che mostra l’ambientazione newyorkese, e una piccola casa “dentro” i grattacieli, scrostata, vecchia, da piccola borghesia. Questa è la realtà di Willy, sospeso tra rassegnazione di un percorso finale che va in discesa, conflitti continui coi figli, tormentati flashback che richiamano fratelli di successo, amanti, segreti scoperti e molto altro. La scrittura come detto è superlativa, il dramma è più attuale che mai e il sogno di essere, arrivare, si frantuma sempre più da parte di Haber – Loman, con confronti impietosi e la consapevolezza di non farcela, anche se quasi nessuno dei personaggi è davvero felice. Vedere il figlio Biff sistemato e la propria carriera riconosciuta, senza più giri e chilometri sul groppone sono le ossessioni di Willy Loman, che potrà invece solo assistere al suo fallimento, dopo le illusioni, fino a prendere la più drastica delle decisioni. Di fronte a una brava moglie, mesta e sofferente per il suo stato, a dei figli altalenanti nei sentimenti e ad amici – titolari non esattamente tra i migliori, a parte qualcuno, Loman può solo prendere atto di tutto e decidere di svanire assieme alla sua solitudine. Una compagnia omogenea e affiatata rende la commedia piacevole, da Haber ad Alvia Reale, che mostrano una bella prova, ai due figli interpretati da Michele Venitucci e Alberto Onofrietti, mai fuori posto. L’amico Charlie di Duccio Camerini e lo Stanley di Paolo Gattini danno armonia e costruzione da ottimi attori, e il gruppo dei più giovani Margherita Mannino, Beniamino Zannoni, Anna Gargano e Caterina Paolinelli disegna con grande efficacia i propri personaggi, garantendo di fatto la qualità del (presente e) futuro generazionale dell’artigianalità attoriale. Bene anche Stefano Quatrosi e Fabio Mascagni. Musiche, sempre poche e appena percettibili, e questo è un peccato visto quello che possono le sette note. La regia di Leo Muscato è sobria. Si termina con successo e chiamate, e un affettuoso omaggio di Alessandro Haber all’indimenticabile Flavio Bucci.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 27 Febbraio 2020 09:55

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