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MINE VAGANTI - regia Ferzan Ozpetek

"Mine Vaganti", regia Ferzan Ozpetek. Foto Romolo Eucalitto "Mine Vaganti", regia Ferzan Ozpetek. Foto Romolo Eucalitto

di Ferzan Ozpetek
con Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erasmo Genzini, Carmine Recano,
e con Simona Marchini, e Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori
scene Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
regia Ferzan Ozpetek
produzione Nuovo Teatro
Thiene (Vicenza), teatro Comunale, 1, 2, 3 febbraio 2022

www.Sipario.it, 4 febbraio 2022

Tratto dal film omonimo di una dozzina di anni fa, “Mine vaganti” è una proposta teatrale del regista Ferzan Ozpetek e di Nuovo Teatro di Marco Balsamo, che possiamo definire un’intuizione. La storia si conosce, è quella della famiglia Cantone, proprietaria di un notissimo pastificio nel Sud dell’Italia, dove sono una vera istituzione. Il capofamiglia, che nella pelilcola era il bravo Ennio Fantastichini, e qui è Francesco Pannofino, si dispera alla scoperta di uno dei due figli maschi che rende noto ufficialmente la sua omosessualità, un attimo prima che il secondo stava per farlo. Cosa, questa, che comunque resterà un po’ nel dubbio. Il tutto in uno scatenarsi di situazioni che ruotano attorno a personaggi di ogni genere, dove spicca la sorella di Vincenzo, la zia, stralunata e alcolizzata, e la nonna saggia, oltre che a una cameriera avveduta e un po’ ficcanaso. E’ una specie di favola a lieto fine, che incuriosisce e fa riflettere su diverse situazioni, mettendo alla berlina comportamenti e visioni arretrate, ed emozioni vissute in prima persona, che vanno anche oltre l’omosessualità. Che è mostrata talvolta raggiante e felice anche se spesso non è così, e lo sa bene chi la vive, e questo giustamente traspare in qualche scena. Ma Ozpetek, con la sua mano felice, il suo savoir faire teatrale, pur alla prima regia di prosa, riesce nell’operazione sebbene con qualche calo di tono, che si avverte tra un sipario e un altro. Il ritmo ogni tanto cede, ma lo spettacolo regge comunque bene, perché i momenti gradevoli sono molti, quelli esilaranti sono alcuni, e gli attori, chi più chi meno, portano in porto in maniera esemplare la nave con le sue “Mine”. Il merito, come detto, è di una regia misurata e al tempo stesso frizzantina, nonostante nel confronto con il film del 2010 la scommessa teatrale perde un po’ lo smalto. Non è certo colpa degli interpreti, ma della diversa trasposizione, che nel cinema può grazie a quei mezzi mostrare molto di più. Qui, il teatro vince comunque, con Tommaso (il bravo e asciutto Erasmo Genzini) e Alba (Roberta Astuti) che vanno e vengono dal palco alla platea, salgono e scendono dagli scalini in un andirivieni che coinvolgono il teatro come fosse la strada principale del paese, ed è un bell’effetto, che Ozpetek usa anche in altre occasioni. Come quando padre e figlio scendono in platea a mo’ di camminata nella piazza principale, o quando entrando dal tendone a lato della sala la famiglia va a vedere, a lo spettacolo en travesti degli amici di Tommaso. La scena di Luigi Ferrigno è meravigliosamente possibilista sugli scenari diversi, con tende e tendoni che si scostano, si levano, si abbassano, formano addirittura delle colonne di pietra, come sono ottime le luci di Pasquale Mari e i costumi di Alessandro Lai, che danno luce, risalto a tutto. Le scene che rendono di meno sono i dialoghi a due personaggi, mentre quando in scena il cast è movimentato ci si appassiona di più, come nel caso del bellissimo momento della canzone corale “Una notte a Napoli”, nel cui territorio è ambientata la commedia. In fin dei conti anche il padre, Cantone, quando va a vedere i travestiti, si autoconvince, “sono artisti, è rappresentazione”. La commedia anche a Thiene piace molto, Pannofino è ben calato nella parte, da ottimo attore, dando il giusto contorno al personaggio, Simona Marchini fa la nonna a metà tra la lucida e la rassegnata, Carmine Recano è Antonio, la cameriera di casa è una spassosa Mimma Lovoi, e i tre amici di Tommaso (Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori) si allineano morbidamente, brillantemente. La zia Luciana di Sarah Falanga è divertente, mentre Iaia Forte sale in cattedra con le sue sfumature morbide, dosate, eccellenti.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Sabato, 05 Febbraio 2022 09:34

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