Da “Under Milk Wood” di Dylan Thomas
Con Emilio Solfrizzi, Giorgio Marchesi, Jane Alexander
in collaborazione con Arteven Circuito Multidisciplinare
Ciclo degli Spettacoli Classici al Teatro Olimpico
spettacolo itinerante
Vicenza, Basilica Palladiana, Palazzo Thiene, Giardino del Teatro Olimpico, 6 ottobre 2022 - prima nazionale
Inserito nella 75.ma Stagione del Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico di Vicenza è anche il malioso e romantico reading itinerante in tre luoghi di grande bellezza della città berica, “Milk Wood”, tratto dal quasi omonimo capolavoro di Dylan Thomas che racconta personaggi e fattezze di un luogo in qualche modo per così dire, magico, che è il Bosco di Latte con sottostante paesino di Llaregubb. Opera radiofonica di nascita, trasportata nei Classici vicentini dandole la connotazione teatrale, di lettura, Milk Wood” rispecchia il suo autore, la sua visione sentita sul mondo che vive o meglio, su quel paesino che comunque, tra vizi e virtù li rappresenta. Distribuito in tre luoghi diversi di Vicenza, per aprire anche la visione dello spettatore ad altri posti simbolo dotati di particolare bellezza (e a Vicenza ce ne sono moltissimi, come in tutto il Paese, lo sappiamo), grazie a questo ha potuto far scoprire posti seminascosti, comunque sempre troppo poco immaginabili per una visita, e questo è un merito naturalmente. Tre luoghi, tre interpreti, tre dicitori, che sono nell’ordine Emilio Solfrizzi nella terrazza della Basilica Palladiana, luogo da riscoprire, Giorgio Marchesi nel cortile di Palazzo Thiene e Jane Alexander nel Giardino del Teatro Olimpico. Ognuno di loro mette voce e ragionevole passione, luminescenza, al racconto che va a fare, che di suo è dotato di personaggi che in quella cittadina di porto del Galles, immaginaria ma non per questo meno vera, anzi, si muovono variopinti in una sorta di umanità sfaccettata, umile ma decisa nel proprio cammino, una sorta di villaggio globale e conglobato dove ognuno mette in mostra quello che è, che ha. I personaggi, certo, sono spesso anche un po’ strampalati ma la prosa poetica di Thomas gli rende merito e grazia, tanto che i loro nomi talvolta impronunciabili si fissano nella memoria di chi ascolta che si immagina quello scorrere del tempo. I tre attori nel loro reading cercano di mostrare tutte le carte in tavola giocando sui numerosi aspetti caratteristici di chi abita Llaregubb, alternando voci e vocine con mestiere chi un po’ rimirandosi, chi dando ritmo veloce o passionale, oppure ancora leggerezza partecipativa, racconto puro. E’ a sua volta diviso in tre momenti netti anche il reading, con ognuno dei tre attori che si precipita (e fa precipitare dolcemente) nei giorni onirici e fantastici di quel luogo di mare un po’ fuori canone, dove fantasia e poesia si incontrano e si danno la mano, ed ecco narrato un mondo a parte ed ad arte che rispecchia comunque le numerosissime varietà dei personaggi che abitano il mondo reale. E’ un lirismo per nulla astratto quello di Dylan Thomas, che si offre come un sapiente miscuglio di poesia immaginifica, con caratterizzazioni e opulenze creative di fascino e ascolto immediato (ricordiamo l’origine, un radiodramma). Thomas purtoppo rimane nell’immaginazione ancorchè vera un alcolista, uno che era molto attratto dal bere tanto da essere spesso ubriaco, ma nè più né meno di altri artisti di tutti i secoli che grazie a questa forse sono sopravvissuti con la loro creatività e il loro estro. “Milk Wood” rimane a suo modo un piccolo capolavoro che racconta umanità e desiderio, con una serie di personaggi di ogni sorta, riassunti si fa per dire da Capitan Gatto, vecchio lupo di mare attento osservatore. Un caleidoscopio umano dove potersi immergere con fiducia, dal quale trarre anche una serie di accorgimenti, piccoli insegnamenti, velleità, furbizie, e dal quale anche rigettare vizi e difetti impronunciabili, malefatte varie dal quale tentare di salvarsi. La serata è stata molto apprezzata dal pubblico itinerante, diviso in due orari per due appuntamenti, che si è divertito e che ha saputo dare agli interpreti, a quelle vocine penetrabili, fanciullesche o cavernicole, ammalianti e dispensatorie di consigli il giusto riconoscimento.
Francesco Bettin