di e con Margherita Frisone
Regia scene e costumi di Alessandra Borgosano
Produzione: Il Teatro delle perle di Vetro
Magazzini del sale 15 e 16 febbraio 2025
Margherita Frisone e Alessandra Borgosano sono due giovani attrici di Messina che avevano maturato esperienze teatrali nel Centro di drammaturgia sperimentale EsosTheatre diretto da Sasà Neri, basato sul format Esoscheletri, cui vi partecipavano parecchi aspiranti attori, alcuni pure cantanti, musicisti e danzatori, agghindati come gli hippie degli anni ’70 e i volti colorati di bianco, simili a degli scheletri che agivano a-tu-per-tu col pubblico, come parecchie volte abbiamo scritto su questa rivista. Da alcuni anni sia la Borgosano che la Frisone non ne fanno più parte, continuando la prima a far Teatro a Torino, fondando AleVic Project e insegnando due materie teoriche all’Art Village, la seconda trasferendosi a Londra, dopo aver partecipato due anni fa al Fringe Festival di Catania con una storia, una call-to-action postata su Instagram, ruotante attorno a strani colloqui di lavoro, con domande e risposte surreali, alcune pure inventate e/o romanzate, che in nuce costituiscono l’ossatura di Marta tra le stelle, un lavoro messo in scena dalla Borgosano e interpretato tutto da sola dalla Frisone nell’off-off-Teatro dei Naviganti di Via del Santo, diretto da Mariapia Rizzo leader del Teatro dei Naviganti. Uno spettacolo che inizia in modo fiammante, con la Frisone in pigiama e vestaglia coloratissima che annuncia al pubblico e al mondo intero che l’Academy Award di Hollywood le ha assegnato il Premio Oscar quale migliore attrice d’un film non ben identificato. Ma è solo un bel sogno che vive nella sua cameretta, allestita in un angolo del Teatro, perché poi, ancora in pigiama, con i calzini che le tengono fermi i pantaloni e con una giacchetta che indosserà più tardi, dovrà fare i conti con la realtà di tutti giorni, perché capisce che da giovane attrice nel ruolo di Nina de Il gabbiano di Cechov, pur dandole soddisfazioni etiche e spirituali, non le assicurano colazione, pranzo e cena e qualche capriccio. E allora eccola attaccarsi al telefono e cercare nei modi più convincenti di farsi assumere in un qualunque call center di m…a, dimostrando d’essere all’altezza del compito, rispondendo con vari toni, a volte anche in maniera ironica, alle domande con qualcuno le pone da chissà quale città o nazione. È brava la Frisone, anche per la regia accurata della Borgosano e a momenti ilari, ricchi di comicità, ce ne sono alcuni drammatici e s’intuisce che il colloquio è andato male e che non sarà assunta, facendola riflettere seriamente su sé stessa, sulle proprie capacità, sulla nostra società di oggi, sul potere che si nasconde in ogni anfratto, consolandosi nella realtà d’aver fatto un master alla ArtsEd di Londra dove insegna canto, yoga e recitazione ai bambini. Vorremmo ancora dire, in particolare, alla Frisone, se vuole continuare a fare l’attrice, di ricordarsi cosa hanno fatto alcuni oratori romani e ateniesi, come Cicerone e Demostene, per farsi ascoltare bene dagli astanti per averla vinta sui loro avversari. Gigi Giacobbe