di Joe Orton
Traduzione di Edoardo Erba
Regia Francesco Saponaro
Interpreti: Gianfelice Imparato, Marina Massironi, Giovanni Franzoni, Giuseppe Brunetti, Davide Cirri
Scene: Luigi Ferrigno. Costumi: Anna Verde
Disegno luci Antonio Molinaro
Produzione: La Pirandelliana Srl Roma
Teatro Vittorio Emanuele di Messina dal 7 al 9 marzo 2025
Arriva al Vittorio Emanuele di Messina un po’sfilacciata questa edizione de Il malloppo (Loot) di Joe Orton con la regia di Francesco Saponaro e con degli attori sostituiti da quella prima di luglio di due stagioni fa al Festival di Borgio Verrezzi, con un Gianfelice Imparato sempre in forma che fa un sol boccone di quei quattro pellegrini che lo circondano. Ha scritto solo tre pièce Orton, morto ammazzato nel 1967, a soli 34 anni, dal suo amante Kennneth Halliwell che poi si suicidò, ma nonostante ciò è stato accostato a Wilde e Pinter in Mr Sloane, ovvero dell’ospitalità (1964) e a Feydeau in Ciò che vide il maggiordomo (1967). Nel lavoro in questione, una specie di farsa che fa ridere poco, il plot ruota attorno a degli scappati di casa che s’aggirano intorno ad una sorta di camera ardente, illuminata tutt’intorno da grossi neon colorati, che vede al centro il cadavere d’una donna (in realtà un pupazzo) dentro un catafalco, sballottato qua e là, buono per nascondervi dentro il malloppo d’una rapina in banca messa in atto da due giovani ladri, Hal e Dennis (rispettivamente Giuseppe Brunetti e Davide Cirri). Il cadavere è quello della madre di Hal, legato sentimentalmente all’infermiera Fay Mc Mahon (Marina Missiroli), una sorta di mangia uomini con alle spalle sette mariti morti in dieci anni, la quale corteggia spudoratamente il marito della morta, Mr McLeavy (Giovanni Franzoni), mentre Dennis è il garzone di quella bottega di pompe funebri. L’arrivo dell’ispettore Truscott, vestito con cappello e impermeabile quello di Felice Imparato, incasinerà ancor di più il già incasinato lavoro, e quasi tutti potranno godersi una parte di quel malloppo. Come al solito lo spettacolo alla fine è stato applaudito, mentre ho sentito tanti altri spettatori inviare degli improperi diretti al palcoscenico. Gigi Giacobbe