di Joe Orton
Traduzione Edoardo Erba
con Gianfelice Imparato, Marina Massironi, Giovanni Franzoni, Giuseppe Brunetti, Davide Cirri
scene Luigi Ferrigno
costumi Anna Verde
disegno luci Antonio Molinaro
produzione La Pirandelliana
regia Francesco Saponaro
Thiene (Vicenza), teatro Comunale, 1, 2, 3 aprile 2025
Chiaro esempio di divertissement leggero e dall’elevato ritmo, Il malloppo di Orton, in questa messa in scena de La Pirandelliana è un altro degli spettacoli che ho visto ben strutturato e che diverte molto. E come per gli altri spettacoli, è importante che ci siano dei bravi attori in scena a fare la differenza. In questo caso abbiamo una strepitosa, frizzante Marina Massironi nei panni di Fay McMahin, e Gianfelice Imparato, attore di grande esperienza, in quelli dell’Ispettore Truscott, che incalza i presenti dalla sua entrata in scena fino alla fine, con una certa sagacia intuitiva. La storia detta in breve, pregna di uno humour british solido, è quella di un colpaccio che due giovani abbastanza balordi e dissennati, Dennis e Hal, compiono, in contemporanea alla morte della madre di uno dei due. Un’ altra figura ruota loro attorno, il padre di Hal, Mr McLeavy (Giovanni Franzoni), perfettino ma un po’ confuso e il tutto confluisce in una baraonda continua degna del miglior teatro anglosassone brillante. Perché, per quanto leggera sia Il malloppo è anche una critica alla società di quell’epoca, gli anni Sessanta, perbenista e borghese, condannatoria e moralista, in un mondo che di lì a poco cambierà e vedrà nascere i primi fermenti delle nuove culture moderne. McLeavy infatti è un rappresentante perfetto di quella società, come lo sono il figlio che sta all’opposto, e il suo amico Dennis, autore del colpo in banca. Se ci mettiamo poi che la madre di Hal McLeavy giace in una bara nella camera ardente, appena deceduta, e che i due balordi tentano in tutti i modi di nascondere il bottino (con la bara che avanti e indietro, fuori e dentro se ne va) per poi andare a spassarsela, si può intuire dove si va a parare. Figure centrali della trama, come detto, sono l’infermiera Fay, che la Massironi disegna con un’impeccabile recitazione, e l’ispettore che tutto cerca e trova, Truscott, apparentemente bonario e sempliciotto, in realtà arguto osservatore tecnico della questione, e guarda caso scopritore (anche qui come in altre commedie grazie al denaro che maldestramente si palesa…) del malfatto, con annessi e connessi finali. La regia di Francesco Saponaro è ordinata, e rende merito a tutti i personaggi dando loro la giusta connotazione, i giusti spazi. Succede così che i sette matrimoni precedenti (tutti con i mariti morti) dell’infermiera Fay vengono esasperati e contornati di mistero e comicità calcata, in senso buono, e tutto funziona molto bene tanto da far ridere il pubblico senza tanti fronzoli. E’ comunque il destino di alcuni copioni scritti, diretti e interpretati bene, come questo dove La Pirandelliana fa un lavoro più che egregio e simpatico, pronto alla conquista del pubblico proprio per la caratterizzazione dei personaggi del testo di Orton. Un intrigo, insomma, decisamente con continue situazioni comiche che porta leggerezza ma che ancora una volta fa pensare a com’era quella società prima del fresco vento di fine anni Sessanta, che sulla morale di sicuro ha avuto qualche effetto. Restano da citare, per completezza, le belle prove dei due scapestrati giovani, Davide Cirri e Giuseppe Brunetti e i divertenti costumi di Anna Verde. Il teatro di sicuro effetto, questo sì, ma ricordiamo sempre che bisogna saperlo mettere in scena e che la cosa non è affatto scontata, A Thiene (Vicenza), al teatro Comunale, sicuramente il pubblico ha molto, molto apprezzato. Francesco Bettin