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MEDEA - regia Emma Dante

Medea Medea Regia Emma Dante

da Euripide
testo e regia di Emma Dante
con Elena Borgogni, Carmine Maringola, Salvatore D'Onofrio, Sandro Maria Campagna, Giuliano Scarpinato, Davide Celona, Fratelli Mancuso
Luci: Marcello D'Agostino, Musiche: Fratelli Mancuso
Produzione Compagnia Sud Costa Occidentale, Palermo
Teatro Olimpico di Vicenza, 6 e 7 ottobre 2012

www.Sipario.it, 8 ottobre 2012

Il regista lituano Eimuntas Nekrosius, attuale direttore del Teatro Olimpico di Vicenza per la storica Rassegna Spettacoli Classici ha contravvenuto ai motivi, alla tradizione per la quale è nata la manifestazione, impostando il suo programma di sei spettacoli di cui tre firma la regia ( Paradiso di Dante, Lettere a Lucillo di Seneca, Caligola di Camus) su una scelta teatrale innovativa; ma ispirata a temi e opere classicheggianti. Fin qui tutto bene; ma non ha tenuto conto della architettura del Teatro progettato dal Palladio e della scenografia lignea e stabile da secoli dello Scamorzi. Da questi due fattori, da anni l'Accademia Olimpica, insieme al Comune, hanno condizionato e ospitato un repertorio (non sempre) Classico, con grandi e qualificati attori. Questo cambiamento di spettacoli innovativi nei linguaggi scenici, impresso da Eimuntas Nekrosius cozza (almeno per gli spettacoli visti fin'ora) con lo spazio, trasformando l'Olimpico in un teatro qualsiasi, dimenticando la presenza dominante sia del Palladio, sia dello Scamorzi.
Per questo bisogna fare uno sforzo immaginativo (o leggere il volantino di sala) per capire che lo spettacolo Medea di Emma Dante, ispirato alla Medea di Euripide, è stato trasportato nei rioni, nei bassifondi malavitosi di Palermo. Ha immaginato una città dominata dal maschilismo. Ha immaginato con cinque attori maschi che nel cuore della notte "sognano pance gravide, vagiti di neonati, corredi di figli annunciati" e una sola donna Medea, e due musicisti in scena con i loro originali strumenti. Alla storia, immaginata da Emma Dante, è stata data una scansione di sequenze, supportate da una musica e da canti suggestivi emotivamente, anche se la lingua era incomprensibile, rivelandosi la vera asse su cui si articolano i quadri, cha nascono, di volta in volta, dai cinque attori, seduti sul fondo e frontali al pubblico, che avanzano lentamente in proscenio e recitano in dialetto siciliano e interpretando
le donne della città, poi uno si stacca e torna come Creonte, poi un altro si stacca e torna come Giasone. Tutti recitano sopra le righe, urlano e si dimenano in maniera esagitata, le parole sono incomprensibili ma il senso della scena, il contenuto arriva. Anche Medea, che appare incinta, segue le stessa struttura registica, diventa personaggio con sole espressioni e movimenti quando i musicisti cantano l'amore e l'odio, per poi incarnarsi in Medea che, con l'uso di più registri vocali, disegna e vive la sua folle disperazione, la sua tragedia. La vendetta di Medea consiste nel partorire un aborto da consegnare all'infame città di Creonte e Giasone.
La struttura drammaturgica è semplice e procede per quadri che narrano con momenti monologanti, dialoghi concitati, tutti offerti al pubblico, come pagine da leggere. Quello che avvince il pubblico, numeroso e in parte giovane, è la partecipazione viscerale degli attori e dalla interpretazione a più livelli di Elena Borgogni nella parte di Medea. Intriganti e avvolgenti i fratelli Mancuso che musicalmente affiatati danno unità allo spettacolo.
Emma Dante afferma sue qualità di teatrante creativa (un po' compiaciuta) i cui contenuti sono di grande impegno civile, e il pubblico condivide, non lesina gli applausi, abbondanti e sentiti.

DG

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 17:16

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