di Rafael Sprengelburd, traduzione di Manuela Cherubini, regia di Luca Ronconi, scene di Marco Rossi, costumi di Gianluca Sbicca, luci di A. J. Weissbard, con Francesca Ciocchetti, Maria Paiato, Paolo Pierobon e Fausto Russo Alesi
produzione Piccolo Teatro di Milano
al Teatro Grassi, dal 10 gennaio al 05 febbraio, 2012
La modestia di Rafael Sprengelburd con la regia di Luca Ronconi e quattro attoroni da Oscar (Ubu per il teatro): Maria Paiato, Paolo Pierobon, Francesca Ciocchetti e Fausto Russo Alesi aveva tutte le carte per conquistarsi il titolo di 'capolavoro' portando in scena uno degli autori più interessanti del momento, affidandosi a interpreti di rara intensità e sublime mestieri, il tutto gestito dalla regia e capacità analitica di un maestro come Luca Ronconi. Ma così non è stato. E forse a spiegare questo atto mancato è stato – più o meno volontariamente – lo stesso Luca Ronconi nella conversazione con Oliviero Ponte di Pino, riportata nel libretto di sala e realizzata il 21 dicembre 2011: «La prima cosa che ho detto agli attori, il primo giorno di prova – e a quel punto si sono qusi spaventati – è: 'Gauardate che non sono per niente preparato. Non ho un progetto già fatto, ma credo di conoscere molto bene la commedia. Però non mi sono proposto il problema di quello che ne deve venir fuori'». E verrebbe voglia di replicare che quella nata come un'evidente provocazione registica si è tradotta in uno spettacolo che naviga a vista, che non è risolto, che lascia esterrefatti per l'assenza di regia e il totale abbandono a loro stessi degli attori. La modestia di Sprengelburd propone allo spettatore due storie che si intrecciano: una contemporanea e legata a presunti esuli sudamericani, l'altra legata ad un passato più o meno remoto dai vaghi contorni cechoviani. Le due storie s'intersecano e lo fanno in maniera impercettibile, attraverso una battuta, un oggetto che viene utilizzato da una storia all'altra. Si tratta di piccoli dettagli, cortocircuiti di senso narrativo che rappresentano la porta d'ingresso di una vicenda e quella d'uscita dell'altra. Il tutto contribuisce a costruire un labirinto di relazioni in cui è facile e necessario perdersi, per vivere quella situazione di disorientamento e frantumazione dell'identità che Sprengelburd pare perseguire con irridente tenacia e creativa scrittura drammaturgia. A questo gioco lo spettatore assiste spiazzato, ma anche divertito, ciò che accade in scena non conta per il racconto, ma per la condizione che l'autore argentino vuole far trasparire dal testo, una condizione di incertezza, di disorientamento angosciante e pure comicissimo. Ma tutto ciò non s'avverte nello spettacolo di Luca Ronconi. L'impressione è che ogni attore vada per conto proprio, che quel disorientamento tematico corrisponda alla fine ad una non chiarezza registica e ad una libertà eccessiva concessa agli attori che se la cavano come possono, mettendo al servizio della pièce il loro mestiere più che la loro arte. E non bastano a sollevare dalla noia e della piattezza della prassi scenica i giochi di carrelli e pareti che si rompono, in una scena che sa di finzione e di teatro di maniera. Insomma La modestia di Luca Ronconi è uno spettacolo modesto, un'occasione sprecata: sprecato il testo divertentissimo alla lettura, sprecata per il quartetto di attori che meritavano più amore.
Nicola Arrigoni