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MEDEE - regia Jean-Louis Martinelli

Médée Médée Regia Jean-Louis Martinelli

di Max Rouquette
regia: Jean-Louis Martinelli
musiche: Ray Lema, scenografia: Gilles Taschet, costumi: Patrick Dutertre
con Odile Sankara, Bakary Konate, Mariam Kone, Moussa Sanou, Hamadou Sawadogo, Ténin Dembele, Adiaratou Diabate, Haoua Diawara, Assetou Demba, Karidia Konate, Fatimata Kouyate, Blandine Yaméogo, Kabore Joel, Thiombiano Diama
produzione Napoli Teatro Festival Italia in coproduzione con Théâtre Nanterre-Amandiers (Francia)
prima assoluta
Napoli, Real Albergo dei Poveri, dal 8 al 12 giugno 2008

Corriere della Sera, 15 giugno 2008
Maga africana, donna d' amore e libertà

Una Medea nomade che ha come casa una tenda rossa e come patria il suo uomo, Giasone, e i due figli; una donna che conosce i segreti della natura e le chiavi della magia. Questa donna d' amore e di vendetta è la protagonista della terragna, aspra Médée di Max Rouquette, scritta in occitano ispirandosi a Euripide, che Jean-Louis Martinelli traspone con geniale intuizione in un Africa origine della vita e del mistero, e presenta con un' ottima compagnia franco-africana al Festival di Napoli. Martinelli nella sua messinscena di limpida semplicità scopre l' anima di libertà di Medea, la poesia di una vita errabonda sempre alla ricerca di cieli nuovi e nuovi respiri. Il tradimento di Giasone che abbandona Medea per sposare Creusa figlia del re Creonte, non è solo un tradimento d' amore perché l' uomo, che in scena ha abiti occidentali mentre Medea e le donne vestono abiti tradizionali, vuole fermarsi in città, assimilandosi a una cultura e sottomettendosi a un potere che da sempre disprezza vivendo ai limiti delle città e oltre le convenzioni, accampata in poveri spiazzi di terra tra reticolati, pietre e bidoni, dove ora brucia un piccolo fuoco premonitore delle fiamme della vendetta che divoreranno Creusa e Creonte. Médée è costruita sul dualismo tra vita stanziale e nomadismo inteso come «vuoto», cammino, vento, elogio del «nulla» come nel biblico Qoelet. E il coro euripideo si trasforma in salmi. Splendida per intensità Odile Sankara, Medea che uccide come estrema vendetta i figli per punire Giasone e perché non siano mai schiavi: sono «specchi di Medea e di Medea nessuna immagine può essere incatenata». Bravissima Mariam Kone, vecchia saggia serva ed emozionante il coro di donne con il suo salmodiare malinconico in lingua bambara. Uno spettacolo di straordinario fascino che difficilmente si farà dimenticare.

Magda Poli

Ultima modifica il Venerdì, 11 Ottobre 2013 11:41

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