da M. Yourcenar
regia e spazio: Valentina Capone
con Silvia Pasello
13-14 Teatro di via Manzoni di Pontedera, 2007
Sbattuta come una bestia penitente ma anche carnale su una scena di sola terra dopo una fugace posa crucifissa, stretta da succinti panni come la Maddalena di marmo del Canova inginocchiata in rigogliosa trance, ed estranea per nozione d'amore al clima di riscatto ecclesiale che oggi la riabilita "apostola degli apostoli", la Maria Maddalena ispirata al monologo-gioiello di Marguerite Yourcenar contenutonei "Fuochi" offre un'encomiabile Silvia Pasello la partitura e il contesto di uno struggente calvario. Questo raro viaggio d'attore nel profondo dei sensi e del senso, lo si deve anche alla regia e all'impianto di Valentina Capone, depositaria del folgorante Teatro di Leo De Berardinis.
Nato a Fabbrica Europa, immerso in un mondo giudeo-barbarico che plasma qui Maria di Magdala come una pulzella iperuranica, questo lavoro fa raccontare a una donna immacolata promessa a Giovanni come costui l'abbandonò per seguire un Dio (mai chiamato Cristo o Gesù) brutto come il dolore ma capace d'appartnere a tutti, riservando anche a lei la sorte d'appartenere a tutti. Un'impresa così ascetica e piena di passione sembra ora quasi avanzare, con il suo "a parte" profano, nel solco del neo-umanesimo d'un film contemplativo e dello spirito come Centochiodi di Olmi. E sì che tra la Yourcenar e Olmi ce n'è di distanza. Ma essere "salvati dalla felicità" (il commiato di Maria) è un comune sentire. Che ci tocca.
Rodolfo Di Giammarco