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MIO AMICO BAGGIO (IL) - regia Cesare Lievi

Il mio amico Baggio Il mio amico Baggio Regia Cesare Lievi

testo e regia: Cesare Lievi
interpreti: Giuseppina Tura, Gustavo e Denniel, Daniel Meininghaus, Davide Fumagalli, Carlo Ferretti, Ernesta Zanotti, Monica Cecardi
scena: Josef Frommwieser
costumi: Marina Luxardo
luci: Gigi Saccomandi
Produzione Centro Teatrale Bresciano
Brescia, teatro Santa Chiara, 2007 (prima nazionale)

www.Sipario.it, 2007

Coprodotto con Comune, Provincia e Regione, Il mio amico Baggio segue idealmente Fotografia di una stanza e anticipa un altro testo La badante, scritto dal regista bresciano che dovrebbe comporre la trilogia sull’immigrazione. Questa volta i due protagonisti sono due ragazzi brasiliani Gustavo e Denniel, cantanti di sertao che decidono di lasciare il loro paese d’origine per fare fortuna, dopo essere stati ingannati da un produttore senza scrupoli. Cesare Lievi per voce della narratrice (Giuseppina Turra) ci racconta le speranze dei due, l’impatto con Brescia, la difficoltà di trovare un alloggio, l’aiuto di un angelo, statua vivente che condivide con loro la condizione di straniero (Daniel Meininghaus). I due vorrebbero far fortuna con le loro canzoni, ma si ritrovano a fare da domestici, fino a quando non sono accompagnati dall’Angelo a un provino per entrare a far parte di uno spettacolo. È questo il punto di rottura dei sogni. Davanti ad un’umanità allo sbando e affamata di visibilità lo sguardo sull’emarginazione passa dai due brasiliani alla società italiana. Dopo quell’esperienza Gustavo e Denniel decidono di tornare in Brasile e dicono a chiare lettere di aver perso la loro finale, come accadde a Baggio nella finale dei mondiali col Brasile…
Cesare Lievi utilizza lo stile che gli è proprio. Guida lo sguardo degli spettatori attraverso scene ben delineate e concluse in se stesse, usa lo spazio scenico con uno stile cinematografico, costruisce inquadrature che raggelano e fermano l’azione, scene intervallate dalle canzoni malinconiche della coppia di brasiliani. E se l’effetto non è sempre fluido, l’aspetto più interessante e politico è proprio il cambio di prospettiva del racconto. Ad un certo punto si ha l’impressione che l’Italia – di cui Brescia è un punto di osservazione del tutto particolare – finisca con l’assumere gli inquietanti connotati di un Paese allo sbando, di un Paese che sta sbagliando i suoi calci di rigore.
Il mio amico Baggio è il frutto di un laboratorio condotto sul territorio cui hanno partecipato otto giovani attori bresciani scelti tra ottanta partecipanti ai provini. Con Il mio amico Baggio il teatro vuole proporsi come veicolo di riflessione e pensiero sulla realtà, vuole mostrarci come siamo, o meglio come la sensibilità di un regista come Cesare Lievi legge la realtà bresciana e italiana, un modo per far sì che al calare del sipario ci si possa sentire un po’ più consapevoli della discesa preoccupante che sta percorrendo l’intero Paese.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 11 Ottobre 2013 11:54

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