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MR PÙNTILA E IL SUO SERVO MATTI - regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

"Mr Pùntila e il suo servo Matti", regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia "Mr Pùntila e il suo servo Matti", regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

di Bertolt Brecht
regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Ferdinando Bruni, Luciano Scarpa, Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Corinna Agustoni, Luca Toracca, Umberto Petranca, Nicola Stravalaci, Matteo De Mojana, Francesca Turrini, Francesco Baldi, Carolina Cametti
musiche originali Paul Dessau
arrangiamenti Matteo De Mojana
suono Giuseppe Marzoli
violino Virginia Sutera
tromba Paolo Milanesi
trombone Carlo Napolitano
clarinetto Alberto Sozzi
collaborazione agli arrangiamenti Leo Einaudi
traduzione Ferdinando Bruni
costumi Gianluca Falaschi
luci Nando Frigerio
foto di scena Laila Pozzo
progetto grafico Plumdesign.it
produzione Teatro Dell'Elfo
Milano, Teatro Dell' Elfo dal 30 novembre al 31 dicembre 2015

www.Sipario.it, 15 dicembre 2015

La doppia faccia del Pùntila Brechtiano: in vino veritas?

Ferdinando Bruni e Francesco Frongia firmano il primo Brecht degli Elfi a sessant'anni dalla morte del drammaturgo. Tema centrale della commedia, scritta nel 1940, è quello di un certo capitalismo spinto e delle conseguenti disuguaglianze sociali.
La ricca scenografia rappresentata da sipari di tela grezza raffiguranti enormi monete (che sottolineano i cambi di scena), sacchi di iuta pieni di soldi, quarti di bue appesi, immagini di animali scuoiati, ossa e carni, introduce lo spettatore in un ambiente bucolico che, in un significato più profondo, allude alla volgarità e alla bassezza di spirito del capitalismo di quegli anni.
Il personaggio di Pùntila, interpretato dall'istrionico Ferdinando Bruni, racchiude in sé tutte le caratteristiche spregevoli dello sfruttatore. Tutti sono al suo servizio: la telefonista, la pastoressa, il cameriere, il macilento, il pastore, il giudice, l'avvocato, la lattaia, la farmacista; anche sua figlia Eva (la sensuale Elena Russo Arman) destinata dal padre a un dandy squattrinato (il divertente Umberto Petranca) che non perde l'occasione per appendere definitivamente il cappello al chiodo. Tra i due si inserisce il personaggio Matti (il suadente Luciano Scarpa) che tenta, in tutti i modi, di sedurre la figlia del possidente. A questo punto, i giochi sarebbero fatti e il finale della storia sembrerebbe scontato. Senonchè Pùntila è un ubriacone. Lui e i suoi servi mangiano come i Proci alle tavolate imbandite. E nei fumi dell'alcol, la sua anima ritrova un' autentica umanità: le serve diventano mogli, un dipendente viene, persino, assunto a tempo indeterminato e Matti, che nel frattempo ha sedotto la figlia Eva, si accattiva la simpatia del capitalista, riuscendo a scalzare dal programma matrimoniale il noioso predestinato. É in questo gioco schizzofrenico della mente di Pùntila, tra sobrietà/malvagità e ubriacamento/umanità, che si dipanano le vicende umane dei personaggi. La regia rende bene questa dualità attraverso elementi quali, da un lato, l'aspetto volgare e il tono delle voce di Pùntila che lo assimilano a un maiale e, dall'altro, i cieli stellati di una buia campagna che le luci, le musiche e le foto di scena rendono poetici. La figlia Eva, in alcuni frangenti della storia, assomiglia a Marylin Monroe e il gioco d'amore, tra lei e Matti, ricorda quello tra Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto". I canti corali valorizzano una commedia in cui, non sempre, la bravura tecnica degli attori (tra gli altri Ida Marinelli, Corinna Agustoni, Luca Toracca, Nicola Stravalaci, Matteo De Mojana, Francesca Turrini, Francesco Baldi, Carolina Cametti) e la ripetitività drammaturgica del leitmotiv sobrietà/ubriacatura lasciano spazio all'emozione dello spettatore. Nel finale, un inno marxista alla liberazione del Lavoro, il pubblico applaude per più minuti.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Martedì, 15 Dicembre 2015 12:27

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