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NEL BUIO DELL'AMERICA - regia Guenda Goria

"Nel buio dell'America", regia Guenda Goria "Nel buio dell'America", regia Guenda Goria

Dramma atto unico di Joyce Carol Oates (Traduzione e adattamento a cura di Luisa Balacco)
Con Maria Teresa Ruta, Michela Martini, Ermanno De Biagi, Matteo Marco Grugnetti, Antonio Sixty
Costumi Pamela Aicardi,
Regia Guenda Goria
scene Francesco Ghisu, Disegno luci Fulvio Melli
Video Andrès Arce Maldonado- Guenda Goria. Musiche originali Andy dei Bluvertigo
Produzione Emmetierre e Manifatture Teatrali Milanesi
Milano, Teatro Litta dal 7 al 19 febbraio 2017

www.Sipario.it, 13 febbraio 2017

Nel buio dell'America
Joyce Carol Oates, drammaturga
Una storia scomoda ed un'autrice controversa, quanto prolifica. J.Carol Oates, fra romanzi, storie per l'infanzia e raccolte di racconti visionarie dagli accenti gotici o ancorate al contesto sociale della provincia ha contribuito a forgiare la cultura e il gusto letterario americano. Il suo atto unico, "Nel buio dell'America" giunge in Italia come una meteora piovuta dal cielo in tutta la sua gravità. L'asciuttezza della sua prosa ricorda la crudezza dei resoconti di Truman Capote o il gelido realismo di Raymond Carver.
In un solo, unico atto, si consuma la tragedia della famiglia Gulick: (mamma Emily, il figlio Carl e papà Frank). Tre persone perse nel placido scorrere della vita borghese degli anni '90: in una ottusa atemporalità,vivono giornate infinite, trascorse in un limbo apparentemente eterno.
L'improvvisa scoperta del cadavere della giovane vicina Edith Kaminsky nella cantina/ dispensa dei benestanti Gulick muta le carte in tavola. L'ora è giunta! Il definitivo passaggio, iniziatico, fra un'esistenza perbene e l'oscurità della colpa, è stato compiuto. Niente apparirà, né tornerà come prima. In una società già macchiata di colpe e miserie si aggiunge, alla sciagura della famiglia "colpevole" anche l'attenzione indesiderata dei media, prolifici untori di archetipi e mezze verità
Teatro... Il valore realistico della finzione
Un parallelismo comune, ma in questo caso tanto più vero. La scelta di un contesto familiare d'oltreoceano, scuote le fondamenta di una coscienza globalizzata, come quella dell'Italia, oggi. Accade così che la famiglia macchiata da una colpa presunta diventa, di riflesso, anche la nostra; coerentemente, con le responsabilità dei media e lo stile di vita che ci troviamo ad alimentare.
Premesse interessanti e una sfida vincente lanciate da una giovane Guenda Goria nelle vesti di regista teatrale. Attraverso le sue scelte visionarie e un ritmo progressivamente incalzante, si palesa sempre più minacciosa la presenza e ossessiva dei media nella realtà familiare dei Gulick.
Le testimonianze e le dichiarazioni dei genitori hanno, volutamente , un carattere frammentario e il più delle volte ripetitive incoerenti rispetto al carattere asettico delle domande poste. Espressione di una verità troppo spesso raccontata e persa per strada, un pezzo dopo l'altro.
Tv media autopsia di una vita
In una visione in chiave "format televisivo del dramma" Maria Teresa Ruta si presenta quale quintessenza dei media. Perfettamente in chiave, nel ruolo del carnefice e cronista imparziale, fa strali della rispettabile serenità familiare, ormai persa per sempre. In una sequenza di domande e interventi continui si compie l'autopsia di quella che una volta era una famiglia. Ermanno De Biagi e Michela Martini (rispettivamente Frank ed Emily Gulik) professionali nella parte dei genitori straziati dalla vergogna, compromessi da un pessimo senso comunitario. Le osservazioni razziste e buoniste si alternano, sporcando la dignità di un dolore autentico per il figlio.
Una nota di apprezzamento va alla scelta di un apparato efficace. Meriti equamente divisi fra la scenotecnica di Francesco Ghisu, il disegno luci di Flavio Meli e il video realizzato da Andrès Arce Maldonado e Guenda Goria
Pubblico partecipe, attenzione e tensione sino alla fine confermata da un buon numero di chiamate in scena.

Francesca Bastoni

Ultima modifica il Venerdì, 17 Febbraio 2017 13:28

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