Stampa questa pagina

OGNI STORIA È UNA STORIA D’AMORE - regia Gabriele Vacis

“Ogni storia è una storia d'amore", di e con Alessandro D’avenia “Ogni storia è una storia d'amore", di e con Alessandro D’avenia

Lo spettacolo teatrale
Uno spettacolo di e con Alessandro D'avenia
Regia di Gabriele Vacis
Disegno illuminotecnico e sonoro di Roberto Tarasco
Carpi, Teatro Comunale 19 giugno 2018

www.Sipario.it, 21 giugno 2018

Trentasei gomitoli per trentasei storie.
Circa settecento orecchie e occhi pronti ad assorbire ogni singola parola pronunciata durante l'anteprima dello spettacolo "Ogni storia è una storia d'amore" di Alessandro D'Avenia, che -con grande semplicità- arriva in scena sorridendo e ponendosi verso il pubblico della gremita platea del Teatro Comunale di Carpi con estremo garbo e umiltà.
Malgrado le copie vendute con il best-seller "Bianca come il latte, rossa come il sangue", il "professor" D'Avenia non porta con sé la saccenza tipica di alcuni insegnanti né si pone al di sopra di niente e nessuno.
Accompagnato da uno stuolo di allievi presenti insieme a lui sul palco, Alessandro ci accompagna lungo un viaggio tra storie d'amore più o meno note, metaforicamente rappresentate dai rossi gomitoli.
La domanda fondamentale, sottesa a ogni racconto è: Perché ciò che tende all'altezza deve sempre finire a causa di uno "gnomo" che desidera tarpare le ali di una farfalla?
Lo scrittore D'Avenia, professore e in quest'occasione performer, parte da lontano.
Voler tagliare le ali a una farfalla nasce dall'osservazione della sua libertà. Dal voler scoprire il segreto di quelle ali.
L'ignoranza, l'innocenza brutale (come fu quella del bruto Alex di Primo Levi, ad esempio) del distruggere per capire ciò che non si riesce a capire.
Un ragionamento affascinante e ineccepibile che, districandosi tra il mito di "Orfeo e Euridice" passa poi per Dante Gabriel Rossetti finendo con la più vera e bella delle storie d'amore: quella tra Federico Fellini e Giulietta Masina.
-Provate a sostituire la frase ti amo con "Tu non devi morire e farò di tutto perché ciò non accada"- afferma D'Avenia.
In questa società iper-tecnologica, dominata ossessivamente dall'uso spasmodico dei cellulari (la scena iniziale si apre con in sottofondo le suonerie dei telefoni) Alessandro D'Avenia tenta di insegnare l'amore ai ragazzi, in quel tentativo ammirevole che è voler riportare l'amore alla sua realtà allontanandolo dalla triste apatia del virtuale.

La platea del Teatro Comunale di Carpi rimane a luci accese, come se Alessandro avesse scelto di vedere la gente dentro le pupille degli occhi.
Malgrado il caldo estivo del 19 giugno, la scelta risulta stilisticamente azzeccata.
Come ben spiega D'Avenia, infatti, siamo tutti uguali, tutti persone in carne ed ossa e l'amore inizia proprio da qui: dal non fare distinzioni tra persone, dal renderci conto di come siamo tutti lo specchio l'uno dell'altro e che la vita di ognuno è unita dal fil-rouge con cui a fine spettacolo Alessandro invita tutti a giocare dimenticandoci, per un attimo, delle nostre maschere e dei ruoli sociali.
Niente più età, ma solo visi: quelli che troppo spesso non guardiamo più, quelli che troppo spesso dimentichiamo senza motivo.

Dafne D'Angelo

Ultima modifica il Giovedì, 21 Giugno 2018 10:33

Articoli correlati (da tag)

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.