di Luca Marchesini
regia di Riccardo Mallus
con (in o. a.)
Sergio Romanò, Dario Dossena, Lia Marchesini,
Grazia Migneco, Marino Campanaro, Claudia Lawrence,
Nicoletta Ramorino, Lorella De Luca, Gianluca Trofei
Scenografie di Stefano Zullo
Costumi di Daniele Pennati
Musiche di Gianluca Agostini
Aiuto regia Riccardo Tabilio
Assistente alla regia Sara Arrigoni
Promozione Valentina Pollani
Milano, Teatro Delfino dal 15 al 18 novembre 2018
Piuma di pavone
Polvere sugli stivali della storia, ci ha definiti qualcuno. Una storia che, per definizione, ci sta alle spalle, che rende già passato perfino il punto che sta per arrivare. Visto? Al Teatro Delfino la vicenda si blocca arrestando la polvere come in un quadro del pointillisme. Granelli di polvere di fronte ad un mondo di esperienze e memorie ma che, ancora, non riescono a sovrastarne l'icona. Una casa di riposo, un pappagallo che non simpatizza per Amleto ed un gruppo di vissuti, eccellenti attori che si racconta e rivela. C'è chi, in "Romeo e Giulietta", ha vestito i panni del protagonista, chi si chiamava Mercutio sul palco, rivendicando con orgoglio il proprio personaggio; chi vanta di aver ricevuto più applausi di tutti, chi meno ma più forti, chi meno forti ma più sentiti. Per chi premia l'adrenalina da proscenio, per chi invece il vero spettacolo è dietro le quinte. Un complesso di menti curiose ed effervescenti in cui l'unica che si vorrebbe davvero riposare è Lia, aiutante volontaria. La sala da tè comincia a profumare anche di ricordi ed il pubblico è così coinvolto in un immaginario viaggio sensoriale. Odore di colla, segatura, tabacco dell'uomo in prima fila, rose bianche, rosse, gialle. Arrivano come meteore in una notte d'estate e si assestano in un collage tali immagini per nulla arrugginite ma che continuano a brillare di lucentezza evocativa. Memorie che poco hanno a che fare con la smarrita malinconia di Svetlovidov, nel canto del cigno di Čechov, o con "Serata d'addio" di Yannis Hott in cui l'attore guarda al passato con aria di rimprovero, sconfitto dal tempo che passa. Quando l'ora è sospesa, invece, i personaggi si inseriscono in una drammaturgia che potrebbe essere definita "commedia di gesta" perché brillante ma di spirito guerriero. "È proprio quando il sipario cala che comincia la vera finzione". Ed ecco, allora: Nicoletta Ramorino che danza sulle note di un carillon, al richiamo di Re Lear; Claudia Lawrence, Grazia Migneco ed un podio continuamente conteso tra continue prime donne; Marino Campanaro e quel metateatro che da sempre funziona; Lorella De Luca e Gianluca Trofei con un perpetuo brindisi dalle pretese filosofiche. Solo Sergio Romanò e Dario Dossena tentano di aiutare Lia Marchesini a vivere più serenamente la sua impresa di volontariato, nonostante siano sempre da lei definiti misogini. Forse però non tutto è perduto: si può ancora andare in scena partendo dal canovaccio di Campanaro, recitando a soggetto e facendo teatro umile con un tavolo, qualche sedia, un cartoncino e un piattino da caffè. Nell'ora sospesa, ben ancorata è la mordente fermezza degli attori condita con frizzante brio e Ibsen che chiude il cerchio. Non l'ultima melodia di un cigno ma una piuma imperitura di pavone che séguita a meravigliare.
Giovanni Moreddu