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OIDA – regia Giuseppe Provinzano

"Oida", regia Giuseppe Provinzano "Oida", regia Giuseppe Provinzano

drammaturgia di Beercock (da “Le Baccanti” di Euripide)
Regia di Giuseppe Provinzano
Interpreti: Sergio Beercock, Naomi Adeniji, Julia Jedlikowska, Jean-Mathieu Marie e Alfred Sobo Blay
Luci e suono di Gabriele Gugliara
Movimenti scenici di Simona Argentieri
Costumi: Silvia Pirrotta. Assistente alla regia: Rossella Guarneri
Tutor e coordinamento: Diana Turdo
Organizzazione: Agnese Gugliara
Musiche di Beercock
Realizzato con il sostegno di Fondazione Altamane Italia Otto per Mille Valdese, la Regione Siciliana e in collaborazione con 800A Records
Produzione Amunì Babel e NutrimentINPeriferia
Teatro Annibale Maria di Francia di Messina 27 novembre 2022

www.Sipario.it, 29 novembre

A Giuseppe Provinzano regista e Sergio Beercok curatore della drammaturgia tratta da Le Baccanti di Euripide interessa più la parte riguardante le donne invasate al seguito di Dioniso in uno stato di furore estatico che l’intera tragedia greca. Come è noto queste donne appellate pure Menadi e anche Tiadi (possedute dal dio) celebravano i propri riti con canti, danze e musiche sul monte Citerone agghindate con pelli di daini o di pantere. Secondo la mitologia impugnavano il tirso, bastone attorniato da rami di edera, di tralci di vite e di quercia, con una pigna in cima o nastri e portavano pure torce, serpenti e grappoli d’uva, Erano donne oltremodo forzute al punto che potevano sventrare animali selvaggi con le mani e divorarli. Ne sa qualcosa Penteo, re di Tebe, il quale non credendo alle origini divine di Dioniso, fra l’altro pure suo cugino, lo mette con arroganza in una cella e poi viene dal dio spinto a recarsi beffardamente vestito da donna su quel monte a spiare i riti delle Baccanti, in mezzo alle quali c’erano pure le zie e sua madre Agave (sorella di Semele madre di Dioniso) che scambiandolo per un leone lo sbranarono riducendolo in brandelli. Lo spettacolo titolato Oida dal greco antico (“ho visto dunque so”, “so perché ho visto”) andato in scena al Teatro Annibale Maria di Francia di Messina ad opera d’un quintetto di ragazzi e ragazze, (Sergio Beercock, Naomi Adeniji, Julia Jedlikowska, Jean-Mathieu Marie e Alfred Sobo Blay) inizia già nella hall con canti e danze che proseguono poi sul palcoscenico intonando altri canti e rituali contemporanei. Trattasi dell’ultima produzione del “Progetto Amunì-Compagnia Multiculturale”, nata a Palermo nel 2017, composta da giovani richiedenti asilo, rifugiati, migranti economici e italiani di seconda generazione, che frequentano un laboratorio permanente per la creazione artistica e la formazione ai mestieri dello spettacolo dal vivo. Certamente un progetto meritorio che cerca di valorizzare il talento musicale dei suoi giovani e che con Oida indaga le possibilità di un linguaggio scenico che esplori il concetto di rito a tutto tondo. Tutta la performance è musicata dal vivo da tutti e cinque i giovani protagonisti con solo i suoni dei corpi e delle voci, attraverso l’uso di microfoni e neon che diventano tirsi e apparecchiature elettroniche allestite come altari, in una Circle song creata dalle aste che diventa una cavea contemporanea, quasi un rito sociale in cui lasciarsi andare come ad un concerto o ad una festa. C’è ancora da dire che il gruppo nell’approcciarci all’esplorazione dei Riti contemporanei, ha approfondito la ricerca ispirandoci a La Scomparsa dei Riti di Byung-Chul Han e al Dioniso di Karl Kerényi.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Martedì, 29 Novembre 2022 22:40

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