ORESTEIA - Agamennone Le Coefore Le Eumenidi
di Eschilo
traduzione Eleni Varopoulou
adattamento, set, scenografia, costumi, illuminazione Theodoros Terzopoulos
con Evelyn Assouad, Anna Marka Bonissel, Niovi Charalambous, Nikos Dasis, Tasos Dimas, Sophia Hill, Ellie Iggliz, Kostas Kontogeorgopoulos, David Malteze, Dinos Papageorgiou, Aglaia Pappa, Savvas Stroumpos, Alexandros Tountas, Konstantinos Zografos
coro Babis Alefantis, Aspasia Batatoli, Nikos Dasis, Katerina Dimati, Natalia Georgosopoulou, Katerina Hill, Ellie Iggliz, Vasilina Katerini, Thanos Magklaras, Elpiniki Marapidi, Anna Marka Bonissel, Lygeri Mitropoulou, Rosy Monaki, Stavros Papadopoulos, Vangelis Papagiannopoulos, Michalis Psalidas, Myrto Rozaki, Yannis Sanidas, Alexandros Tountas, Pyrros Theofanopoulos, Konstantinos Zografos
musiche originali Panayiotis Velianitis
consulente drammaturgico Maria Scicchitano
drammaturgo Irene Moundraki
produzione Nathional Theatre of Greece
regia Theodoros Terzopoulos
77.mo Ciclo di Spettacoli Classici
Vicenza, Teatro Olimpico 20, 21 settembre 2024 PRIMA NAZIONALE
Un debutto notevole (anche dal punto di vista della durata, quasi tre ore e mezzo) per la 77.ma edizione del Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, che ha visto sulla scena il trittico di tragedie di Eschilo Oresteia, con la regia di Theodoros Terzopoulos, uno dei grandi nomi della regia e della scena internazionale. Grande inizio dunque per questa nuova edizione del Classici vicentini, ai quali la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli dà subito una spronata e una direzione illuminatamente ed estremamente classica allo stato più puro. Con una messa in scena in greco, con sovratitoli in italiano, certo una scelta anche questa diretta, precisa, non facile ma affascinante e pregna di significati. Dal quale, diciamolo subito, il Coro, formato da giovanissimi attori, si è subito e prontamente rivelato in tutto il suo amalgama migliore, un concentrato di sublimazione da lasciare a bocca aperta, e qui a loro va il mio plauso assoluto. In scena, appunto, per circa tre ore e mezza, i giovani interpreti hanno saputo dar modo, volto, corpo soprattutto a ciò che le tragedie, inanellate una dentro l’altra, portavano a conoscenza, sempre attuali, più che mai, ecco il grande insegnamento del teatro antico. L’assassinio di Agamennone che a sua volta aveva ben pensato di sacrificare la figlia Ifigenia va da sé che cerca una sua vendetta, che è quella della moglie di lui Clitennestra, pronta a vendicare la sua adorata. Contesto, un mondo violento e arduo, in salita per i viventi che ne subiscono di ogni fattura, l’uno sull’altro. E il Mito incombe, eccome, su tutti noi che a distanza di secoli guardiamo e scopriamo le similitudini, complete, permeabilizzate, del nostro mondo, dei mondi appena andati e succeduti. Terzopoulos ha così ripreso la sua Oresteia con un piglio da grande maestro di teatro, cogliendo da grande uomo di teatro e sviluppando temi ancor oggi ahinoi sempre troppo presenti: morte, vendetta, sangue. Il sottosopra dell’umano, dal quale non se ne esce. Con un compito nuovo, un’attualizzazione, che è stata quella di cercare i nuovi spunti, le sfumature per alcuni versi attualizzate all’ennesima potenza, e riportate in luce. Nelle Coefore è Oreste che è entrato nella vicenda e nella storia con prepotenza, e nel fato, andando a uccidere Clitennestra e l’amante Egisto (un ottimo David Malteze) compiendo un altro passo verso lo stesso Mito. La vicenda è accompagnata da una Guardia - Corifeo, Tasos Dimas, altrettanto efficace protagonista della narrazione drammaturgica che non ha risparmiato colpi su colpi, scenici e va da sé, di drammaturgia corposa e naturalmente possente, sostenuta da un linguaggio universale e assoluto. Ma è l’epilogo, con Le Eumenidi, che è apparso ancora risolutorio, con il processo ad Oreste sull’Aeropago, colmo di sventure e giudizioso. Dove Atena diviene un forte, fortissimo simbolo di avanzamento e ragione, dispiegando saggezza e continuità, visione aperta. La dea appoggia Oreste in un voto destinato all’impasse, cosicchè da cambiare la storia con un quadrato e dritto principio di leggi. La messa in scena di Terzopoulos si è, diciamo, sostenuta da sé, affascinando soprattutto nelle luci e nelle musiche di Velianitis, e nelle interpretazioni lucide e rigorose di Evelyn Assouad, Cassandra, di Anna Marka Bonissel, la profetessa e dei già citati, il gruppo di ragazzi del Coro che sono tanti e andrebbero citati davvero tutti. Per loro, simbolicamente una per tutti è Katerina Dimati. Il gruppo, affiatatissimo, si è segnalato forte, dalla durezza nuda e cruda che ha portato la loro performance ad alti livelli. Certa, va riconosciuto comunque anche un po’ a tutti gli altri interpreti quell’ impegno costante e di grossa potenza, una ricerca ispirata. I costumi, una delle tante cose firmate dal regista, sono apparsi segni di un modernismo tenue, non ispiratissimi. Dopo una lunga maratona di minuti, il risultato finale è stata una vera ovazione duratura, col pubblico incantato. Francesco Bettin