di Franco Scaldati
Un progetto di George Lauvaudant, Matteo Bavera e Melino Imparato
Interpreti: Luigi Rausa, Fabio Lo Meo, Luciano Sergio, Maria Falletta,
Fabiola Arculeo, Alessio Barone, Valeria Sara Lo Bue,
Salvatore Pizzillo, Antonella Sampino, Luisa Hoffmann, Mariangela Glorioso
Elementi scenici e costumi: Mela Dell'Erba.
Luci e Regia: Georges Lavaudant
nel nuovo Teatro VA Vittorio Alfieri di Naso (ME) 6 ottobre 2017
Grande festa a Naso (paesino collinare sui Nebrodi di 4 mila anime in provincia di Messina facilmente raggiungibile uscendo dall'autostrada a Brolo-Capo D'Orlando) per la ri-apertura dopo ben 67 anni del grazioso Teatro Vittorio Alfieri con 150 posti distribuiti tra la sala e i tre ordini di palchi. Assieme a quasi tutti i raggianti cittadini c'era il sindaco, il presidente della Regione Sicilia, varie autorità e notabili e la banda musicale ad accompagnare il significativo evento. E c'era Matteo Bavera, direttore artistico del teatro e artefice principale della rinascita del Teatro, ribattezzato con la sigla "VA" che ha il suono dell'inglese "GO" , un auspicio per andare avanti, affrontare nuovi cammini culturali e artistici - come quelli lasciati alle spalle con l'avventura più che decennale del Teatro Garibaldi di Palermo - rendere più vivo un paese che va sempre più spopolandosi per la crisi economica, convincere tanti giovani a restare perché un Teatro può fare nascere nuove speranze, nuovi modi per affrontare la vita, renderla piacevole, stimolante, più bella insomma. Bavera ha voluto rendere omaggio all'attore-regista-drammaturgo Franco Scaldati scomparso il 1°giugno del 2013, scegliendo quale spettacolo inaugurale uno dei suoi primi corrosivi lavori titolato Il pozzo dei pazzi, in una messinscena curata dal regista francese Georges Lavaudant e con un gruppo d'attori tutti all'altezza in grado di suscitare emozioni. Uno spettacolo drammaticamente comico, in dialetto palermitano, verso il quale lo stesso Vincenzo Consolo ha avuto parole d'elogio accostandolo al Pirandello vernacolare, "non verista e neanche realista", piuttosto "irreale e surreale", in cui i personaggi in scena sono quelli che puoi incontrare in qualunque sito urbano degradato, accostabile a quello in bianco e nero di Cipri e Maresco su Cinico Tv al Fuori orario di Ghezzi, che vivono nel buio, rischiarati da bagliori luminosi, lontano dai naturali raggi del sole. La scena di Mela Dell'Erba (suoi pure i costumi) è composta da un grande fondale tappezzato da ritagli di giornali e riviste (forse un omaggio ad Antonio Presti alla hall del suo Hotel Atelier sul Mare di Castel di Tusa) su cui fanno capolino, a mo' di siparietti, personaggi spernacchianti che puoi sognare o incontrare in ogni angolo di strada, che tuttavia facevano parte del mondo di Scaldati e del suo Teatro del sarto. Ecco la coppia di clochard Binirittu e Aspanu (rispettivamente Luigi Rausa e Fabio Lo Meo) in eterna lite per un non niente, per una cicca o un bicchiere di vino, ma sempre pronti come Totò e Vicè a sostenersi e darsi coraggio, insinuandosi ad un tratto tra i due la figura di uno strano personaggio, quello in mutande e colletto bianchi di Luciano Sergio Maria Falletta, che gioca con le mosche e alleva con amore la gallina Catarina (di pezza qui ma viva nell'originario spettacolo con Scaldati eGaspare Cucinella) che Biniritto gli ruba per mangiarsela cruda o cotta assieme ad Aspanu. Ecco la coppia di suonatori di chitarrine Matteo e Giovannino (Valeria Sara Lo Bue e Salvatore Pizzillo) dallo scilinguagnolo estremamente lascivo e coprolalico e spunta pure un'altra coppia di giovani sposi Pinò e Masino (Fabiola Arculeo e Alessio Barone) senza un soldo che vaga per la città, incontrando ad un tratto una donna (Antonella Sampino) che offre loro delle mele, sognando i due d'avere una casa con ciò che metteranno dentro, non escludendo di mettere al mondo un bambino. Li vedremo più tardi con lei di rosso vestita che fa la puttana e lui con rigurgiti di gelosia che la strangolerà.
Gigi Giacobbe