Gitiesse Artisti Riuniti
Fondazione Teatro della Toscana
Geppy Gleijeses
con Vanessa Gravina
e con Leandro Amato,
Maximilian Nisi
, Tatiana Winteler
, Giancarlo Condè
, Brunella De Feudis
di Luigi Pirandello
regia Liliana Cavani
scene Leila Fteita
costumi Lina Nerli Taviani
luci Gigi Ascione
assistente alla regia Marina Bianchi
Roma, Teatro Quirino, dal 3 al 22 aprile 2018
La bellezza di Pirandello? Nell'aver trasformato l'intera esistenza in teatro, estendendo la magia del palcoscenico nel reale quotidiano dominato da ipocrisie, malcelate o esibite con fatua fierezza. Di tutto ciò, Il piacere dell'onestà è intriso dalla prima all'ultima battuta.
Tirocinio è la novella dalla quale deriva questa pièce. Non potrebbe esservi occasione migliore, per Pirandello, che mostrare il senso del suo teatro nel teatro inscenando le vicende di una famiglia borghese che, pur di mantenere intatta una parvenza d'onore, simula un matrimonio finto per coprire lo scandalo di una donna (Agata) messa incinta da un uomo già sposato e con un'altra famiglia (il Marchese Fabio Colli). Sarà un individuo (Angelo Baldovino) apparentemente ordinario e privo di doti che, su compenso, dovrà assumersi l'onere di salvare la rispettabilità d'una casata macchiata dal peccato. Ma egli si mostrerà meno insignificante e neutro di quanto si supponeva. Disposto ad accettare tale finzione, di sposare Agata e riconoscere il nascituro dandogli il suo nome, Baldovino è tuttavia deciso a recitare la sua parte di uomo irreprensibile e onesto fino in fondo. Soluzione, questa, che renderà le vite di tutti, del Marchese Colli in particolare, impossibili. Non vi saranno decisioni o tentativi di persuasione in grado di far deflettere quest'uomo per bene dal suo proposito. Neppure il meschino mezzuccio di accusarlo di furto di denaro facendolo così passare per ladro.
La maschera che Baldovino ha posto su di sé, ha la meglio su tutto e su chiunque. Anche sull'iniziale ritrosia di Agata che, comprendendo l'ipocrisia della sua famiglia e dell'uomo che l'ha resa madre – suo malgrado –, decide di abbandonare tutti alle rispettive ipocrite vite e di andar via con Baldovino, del quale ha finito per apprezzare la maschera dell'onestà che, seppur indossata per mero interesse, finisce coll'essere più schietta e sincera di chi, invece, si professa persona d'onore.
Teatro, quindi, come finzione. Ma per chi? Per coloro esterni alla commedia. Non certo per chi ne è l'interprete diretto. Il quale, recitando il suo ruolo, giunge a meglio comprendere sia il personaggio che soprattutto se stesso. Qui è il significato del teatro nel teatro pirandelliano: raggiungere la verità attraverso uno sguardo critico e anche cinico di ciò che la occulta: l'inganno, la bugia, la falsità.
Liliana Cavani, che firma la regia di questa versione del Piacere dell'onestà in scena al Quirino, rilegge la poetica pirandelliana affidandosi a scene convenzionali, ma essenziali e diafane; e propendendo per una recitazione molto contenuta. Troppo, in taluni casi. Al punto che Geppy Gleijeses (Baldovino) e Vanessa Gravina (Agata) risultano eccessivamente legati e poco espressivi nei rispettivi ruoli. Ciò che rende poco efficace la metafora pirandelliana, smascherandone fin da subito il senso.
Malgrado questo, il pubblico ha mostrato di gradire lo spettacolo. Come che sia, Pirandello finisce sempre per piacere.
Pierluigi Pietricola