Versi, gesticolazione e voce: Daniele Timpano
Collaborazione: Elvira Frosini
Musica originale: Marco Maurizi. Disegno luci: Omar Scala
Progetto: Frosini / Timpano
Produzione: Gli Scarti Centro di Produzione Teatrale di Innovazione, Kataklisma Teatro
Genova, Isola delle Chiatte, 19 giugno 2025
All'interno della rassegna Teatro del Dialogo del Suq di Genova è andato in scena Poemi focomelici, spettacolo dai toni profondamente peculiari. L'attore e performer Daniele Timpano è in scena come l'unico direttore di un flusso di pensieri e gesti originali e convulsi. Questi versi, questo viaggio in versi in un mondo tragico e disperato, sono funzionali al tratteggio di un'esistenza davvero curiosa. L'attore, in abito rosa, è una macchia che si staglia evidente in un mondo oscuro che lo ha inghiottito e che sembra volere vanificare i suoi sforzi. Daniele Timpano narra una storia, la sua storia, fatta di cartoline autobiografiche collegate tra loro da una narrazione convulsa, nervosa e disarmonica retta come è dall'ansia e dalla paura. La narrazione comincia con una lettera nataizia tanto infantile quanto agitata e febbrile, dove i ricordi del giovane Daniele trasportano la convulsione propria dei pensieri nei movimenti nervosi che li accompagnano. Si rincorrono e si alternano quindi numerosi e diversi quadretti autobiografici, che passano dalla incantata giovinezza alla crudezza dell'età adulta. Le stesse caratteristiche di nervosismo e convulsione le hanno le musiche che guidano e accompagnano la narrazione e l'azione scenica dell'attore. Parole, gesti, tono narrativo e musica risultano così in un linguaggio surreale e si fanno fonte di sincera curiosità nel pubblico e rottura degli schemi classici. È il linguaggio surreale di Poemi focomelici a presentarsi al pubblico e a fornire un nuovo tipo di digressione teatrale, che vuole esercitare la sensibilità del pubblico nello svelare temi fondanti quali la ricerca di una realtà di comprensione e affinità nella condivisione di un tempo e di un corpo. Nella disarmonia e nella aritmia della narrazione emergono dubbi eterni e filosofici come la comprensione del sé, la paura, l'amore e la morte. Il linguaggio di Timpano ha il sapore di una eterna infanzia e di una sana follia, di oscurità ma di vita proprio come può comunicare il linguaggio poetico. La poesia si conferma quindi come mezzo di introspezione e comprensione di sé stessi, ora plasmata per parlare di vita e ora per parlare di morte, che si mostrano entrambi nelle loro diverse sfaccettature di luce ed ombra. Il pubblico condivide il flusso delle emozioni di questo monologo ed entra nel circuito di illusioni infrante, paura e timore per la fragilità di un corpo che è vivo testimone dei palpiti irrequieti della vita. Gabriele Benelli