regia di Gianni Bissaca
di Valentina Diana
con Gianni Bissaca
fonica e luci Christian Nasi
produzione a cura di Mille Papaveri Rossi APS
Bagni Pubblici di via Agliè, Torino, 27 giugno 2025
“Con la cultura non si mangia”, affermava tempi addietro il politico di turno ribadendo un concetto, soprattutto oggi, non così lontano da una possibile, disarmante, realtà: il dibattito in materia è stato ed è molto sentito, di sicuro chi vive di cultura non rischia indigestioni come ci ricordano Valentina Diana, autrice, e Gianni Bissaca, interprete, in Porca miseria, monologo con l’esperto attore torinese intento ad unire una riflessione sull’idea di povertà a quella sulla missione dell’artista. Mescolando serio e faceto, ironico e grottesco, in scena si alterna il privato al pubblico, spaziando da crisi personali agli incontri più o meno occasionali avuti camminando per le strade di Torino, da sempre molto “generosa” nell’esibire esistenze in crisi vissute sul crinale di una povertà, non solo economica, capace di azzerare identità e certezze di vita. Da un lato il Bissaca attore, professionista di lungo corso che con ostinazione persevera nella sua missione di artista in un teatro che parla del mondo che lo circonda: dall’altro il Bissaca cittadino, l’uomo della strada che quotidianamente, davanti all’ingresso di un supermercato come nella piazza più elegante, incontra la povertà, la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena. In mezzo uomini e donne che con il loro gesto di chiedere una moneta palesano un’evidente situazione di difficoltà e ci ricordano che l’aver bisogno degli altri, prima o poi, è condizione che potrebbe interessare tutti. E proprio nell’incontro/scontro tra l’artista ed il cittadino, tra l’atavica paura della povertà ed il momento in cui il futuro lavorativo si ammanta all’improvviso di nuvole, è in questo momento che il testo si fa più potente ed incisivo, nella consapevolezza per l’attore, prima che per l’uomo, che quel mestiere fatto per tanti anni sta per allontanarsi, spalancando in prospettiva il baratro di un vuoto esistenziale prima che economico: nei sessanta minuti di un racconto che regala anche momenti leggeri, su tutti il dialogo con l’Ulisse personaggio invisibile, in realtà alter ego dell’interprete e proiezione dei fantasmi della sua coscienza, con il passar del tempo lo spettatore entra nel loop di una narrazione tanto intima quanto legata al presente, con l’espressione di rabbia del titolo diventare umanissima, ed a tratti disperata, invocazione nel tentativo di non farsi assuefare da una condizione di potenziale minaccia per ogni individuo. Progetto di sicuro interesse, per tematiche ed impianto scenico adatto ad esser presentato in luoghi non convenzionali, il Porca miseria di Diana/Bissaca è spettacolo dall’epilogo poetico cui si augura fortuna scenica, non fosse altro per la capacità di promuovere una attenta riflessione sulla ciclicità di quelle dinamiche della vita che, per larga parte, possono sembrare estranee al destino del singolo, salvo poi sbattere in faccia crude realtà del tutto inaspettate. Roberto Canavesi