da un’idea di Umberto Orsini e Massimo Popolizio
con Umberto Orsini
e con Flavio Francucci, Diamara Ferrero
regia Massimo Popolizio
scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi
costumi Gianluca Sbicca
video Lorenzo Letizia
luci Carlo Pediani
suono Alessandro Saviozzi
assistente alla regia Mario Scandale
produzione Compagnia Umberto Orsini
prima assoluta
Spoleto - Festival dei Due Mondi 2025 - dal 27 giugno all’1 luglio
Cos’è il camerino: il posto dove un attore si toglie le maschere che indossa nella vita e si prepara a metterne altre? Un non-luogo dove per pochi istanti non si è ciò che si crede? O magari è vero il contrario? Umberto Orsini e Massimo Popolizio, nello spettacolo da loro ideato, Prima del Temporale…, in scena al Festival dei Due Mondi, non hanno intenzione di sciogliere il dilemma. Perché dovrebbero? Il camerino perderebbe il suo fascino e noi non avremmo ragione di assistere alla storia che questo spettacolo, bellissimo e dolce, ci racconta. Mentre un anziano attore, tutt’altro che invecchiato, che si scoprirà essere lo stesso Umberto Orsini, si prepara a recitare nel Temporale di Strindberg, una giovane assistente teatrale gli porta un pacchetto indirizzato a lui. Si tratta di un libro che Orsini amava leggere da piccolo. Anzi: è proprio la sua copia, che forse avrà perso chissà dove e quando anni addietro, magari in occasione di un trasloco. Chi gliel’ha fatta avere? Non importa. Contano, invece, tutte le immagini, i ricordi, le emozioni, le sensazioni che questo vecchio libro è in grado di far riemergere nella memoria del navigato attore. Esperienze di vita, affetti vissuti e mai perduti. Rimpianti? Forse qualcuno. D’altro canto, con una vita lunga e intensa alle spalle chi non ne avrebbe? Ma nulla viene ricordato con amarezza. Tranne, forse, un dettaglio. Uno solo, ma non insignificante: il fatto che il padre dell’attore Umberto (che si presenta al pubblico senza maschere, nella sua fragilità nuda e vulnerabile) non gli ha mai fatto una carezza, un gesto d’affetto per dirgli, in modo tangibile: ti amo, figlio mio. E poi le mancanze, inevitabili, di tanti amici. Due su tutti: Corrado Pani e Rossella Falk. Ma come combattere tutto ciò? L’uomo è impotente. Ma un attore? Forse lui no. O magari sì. Difficile stabilirlo con certezza. Solo una cosa è sicura, in questo fluire dolce e spontaneo di ricordi vissuti di nuovo come se stessero accadendo ora: memorie o immaginazioni che siano, essi esistono e sono vivi. Perché il cuore di Orsini, nel viverli per la prima volta o riviverli, batte forte. Si emoziona. E questa emozione viene trasmessa al pubblico. Con eleganza e misura, come vuole lo stile di recitazione di Orsini. Il quale, a 91 anni, dimostra una sublime padronanza del palco e delle parole. Tutto appare spontaneo, vero. Un modo di fare teatro non realistico, come oggi si pretende, eppure credibile. Credibilissimo! Solo un Attore come Orsini poteva riuscire in questo miracolo. Grazie anche alla regia intelligente, discreta, mai sopra le righe di Massimo Popolizio, che ha saputo dirigere Orsini senza subirne la bravura e senza snaturarlo. Umberto Orsini, l’uomo e l’interprete, sono pronti a entrare in scena. Una voce (di Popolizio) dà i segnali di routine: “Mezza sala. Sala intera. Sipario”. Si spengono le luci sul palco e parte un applauso: lungo, forte, commovente per un Attore maestoso che ci ha donato la parte più intima di sé: Umberto Orsini. Pierluigi Pietricola