di William Shakespeare
prima nazionale
traduzione e adattamento Diego Pleuteri
con Jurij Ferrini
e (in ordine alfabetico) Cecilia Bramati, Roberta Calia, Vittorio Camarota, Paolo Carenzo, Giordana Faggiano, Matteo Federici, Samuele Finocchiaro, Francesco Gargiulo, Sara Gedeone, Raffaele Musella, Aron Tewelde
regia Jurij Ferrini
aiuto regia Giulia Odetto
scene e costumi Anna Varaldo
luci Antonio Merola
musiche originali Andrea Chenna
suono Riccardo Di Gianni
assistente regia Eleonora Bentivoglio
assistente scene e costumi Lorenzo Rostagno
Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale
Teatro Carignano, Torino - Prato inglese 19 giu – 13 lug 2025
Passioni romantiche, ma anche spiritose gag; la giovinezza, la scoperta dell’amore, le ambizioni letterarie e il teatro come magica forma di intrattenimento. C’è tutto il giovane William Shakespeare in Pene d’amor Perdute, commedia che in questi giorni è in scena al Teatro Carignano di Torino, per la regia di Jurij Ferrini (traduzione e adattamento di Diego Pleuteri). Si tratta di una delle due opere (l’altra è Racconto d’inverno) del bardo che lo Stabile di Torino rappresenta quest’estate nell’ambito della rassegna Prato Inglese (fino al 13 luglio 2025). Ferrini e la sua compagnia mantengono fedeltà al testo originale, in atmosfera e intendimenti; il che richiede allo spettatore lo sforzo di aderire senza pregiudizi. Solo in questo modo sarà possibile cogliere l’opportunità rappresentata da Pene d’amor Perdute: un viaggio emozionante e senza bagagli pesanti, oltre il tempo alla scoperta di emozioni prive di sovrastrutture. Giochi d’amore tra dame e cavalieri: l’eterna lotta tra fanciulle che si divertono a fare le preziose e aitanti giovinotti che si lasciano imbambolare. Preparatevi a cambiare idea, se questo schema vi annoia, apparendo superato e privo di senso: un testo classico come Pene d’amor perdute, di William Shakespeare ha sì il potere di smascherare la vuotezza di certi stereotipi sessisti (se contestualizzati al giorno d’oggi), ma col sorriso e grande leggerezza. Divertendo e introducendo il pubblico nell’atmosfera delle commedie shakespeariane: se da un lato esse facevano trionfare l’amore, dall’altro si prendevano gioco dei codici cavallereschi ridimensionando la componente drammatica (che sarebbe tornata protagonista in età romantica) e inserendo risate, lazzi e licenziosità tra un sospiro e l’altro. Il teatro stesso viene preso in giro (in questo e altri titoli coevi), dissacrato attraverso numeri metateatrali deliziosamente comici. Non ci si meravigli, dunque, di assistere a uno spettacolo disimpegnato; né si deve commettere l’errore di giudicarlo ingenuo, perché questo sarebbe il giudizio di chi non riesce a compenetrare l’atmosfera elisabettiana rendendosi partecipe dell’incanto teatrale. Val la pena citare (in ordine alfabetico) tutto il cast di giovani attrici e attori, che circondano il capocomico e regista Jurij Ferrini: Cecilia Bramati, Roberta Calia, Vittorio Camarota, Paolo Carenzo, Giordana Faggiano, Matteo Federici, Samuele Finocchiaro, Francesco Gargiulo, Sara Gedeone, Raffaele Musella, Aron Tewelde. Il pubblico torinese (e non solo), grazie ai due spettacoli di Prato Inglese, ha imparato a riconoscere i volti di queste/i interpreti: presenza di spirito, vivacità e brio, come si conviene a un gruppo di ninfe e di fauni pronti ad animare il bosco fatato del palcoscenico. L’adattamento firmato da Pleuteri e diretto da Ferrini rende giustizia e pone in risalto il modo in cui William Shakespeare si diverte con le parole, tra allusioni e doppi sensi. Lasciatevi, dunque, trascinare nel festoso rituale del corteggiamento e non stupitevi di finire col tifare per una “squadra” (la corte di Navarra, con il re Ferdinando e tre suoi gentiluomini, dediti allo studio ma suscettibili alle distrazioni) o per un’altra (la principessa di Francia e le sue fascinose madamigelle). Nessun freno al gioco della seduzione! Giovanni Luca Montanino