I suoi attori lo adorano. Accanto a lui si sentono meno soli. Protetti, coccolati, amati, al centro di qualcosa di grande. Ma anche di lungo. Come le quasi otto ore di Factory 2 o come diventerà Persona, fra le otto e le nove ore, la cui prima tranche, ancora un work in progress incentrato su Marylin Monroe con una splendida Sandra Korzeniak ( le altre due riguarderanno personalità come Gurdjeff e Simone Weill) è andato in scena giusto nel suo quartiere generale, lo Studio ATM, alla periferia di Wroclaw, affascinante città della Polonia attraversata dal fiume Oder, ricca di piccoli bronzei gnomi situati in ogni dove e quarta città per numero di abitanti (640.000). Lui è Krystian Lupa, un regista spilungone dai capelli bianchi, classe 1943, nato in una cittadina della Slesia dal nome quasi impronunciabile, Jastrzebie Zdroj: “ un mitteleuropeo – a suo dire – come quelli dell’Austria, più chiuso e riservato rispetto alla popolazione polacca”, insignito a fine marzo e primi di aprile del prestigioso Premio Europa per il Teatro, consistente in una somma di 60 mila Euro che andranno nelle sue tasche. Ha destato qualche perplessità la messinscena de Le presidentesse di Werner Schwab - terzo spettacolo presentato da Lupa nei giorni dei festeggiamenti a lui dedicati – autore scandaloso contemporaneo appartenente al Gruppo dei Brutalisti, scomparso a 35 anni nella notte di Capodanno del 1994, al punto che i teatri austriaci non lo hanno mai rappresentato finchè era in vita, ruotante attorno a tre donne, forse nonna-madre-figlia, comunque tre donne di tre diverse generazioni viventi in una realistica catapecchia ai margini della società con un finale tragico perché le due più anziane sgozzeranno la più giovane, la brava ed espressiva Ewa Skibinska. Lupa nel merito dirà che lo spettacolo è “una performance di repertorio di dieci anni fa quando ero interessato a quelle persone povere tenute ai margini della cultura: le tre donne creano un transfert le une con le altre, penetrano nei loro sogni e si perdono talmente in essi da non poter tornare indietro: una caratteristica tipica dei bambini e non degli adulti che riescono a tornare indietro dal mondo onirico: uno psicodramma che sommergerà le protagoniste che non riuscendo a realizzare i propri sogni di cambiamento qualcuno del gruppo dovrà fungere da vittima”
Gigi Giacobbe