un musical di Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime
con Christian De Sica
Roma, Teatro Sistina, dal 13 al 25 maggio 2008
Figlio d'arte, adora il palcoscenico nonostante il successo cinematografico e la popolarità che gliene viene. Figlio d'arte, ha inesausti desideri di completezza. Per questo torna in scena al Sistina (fino al 25 maggio) con lo spettacolo che, nello stesso teatro romano, ha già presentato lo scorso anno, Parlami di me, scritto da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime, prodotto dalla Giacaranda. Christian De Sica. Vuole ancora dimostrare come dietro la maschera felice di un artista di cartello si celi un mistero, condiviso da chiunque calchi il palcoscenico con verità.
Lo spettacolo racconta infatti il Primattore, quello chiamato alla passerella, alle copertine, alle feste. Bersagliato dai flashes, assediato dal gossip e dai fan, sensibile alle critiche, depresso dai fiaschi, esaltato dai successi. Uno eternamente in surmenage che però, di tale dimensione, si nutre e si bea. Odi et amo, ri/scriverebbe Catullo. E forse Costanzo e Vaime, creando il copione, hanno un pensato anche al poeta di Sirmione.
In un contenitore onnivoro e mutante che può essere, alternativamente, teatro e camerino, ristorante e ufficio, salotto di casa e sala prove, Christian ci offre tutto quanto sa fare. Comincia in jazz e prosegue recitando, ballando, sproloquiando, cantando. Le battute del testo cuciono a punti lunghi il suo percorso fin troppo fitto, che in 100 minuti inanella un numero dietro l'altro. C'è anche spazio, volutamente, per la guitteria, per il dietro le quinte, per la tenerezza e il ricordo. In omaggio a una ditta cui dobbiamo Rugantino e Aggiungi un posto a tavola, Ciao Rudy e Alleluja brava gente, Christian canta, fra l'altro, Roma nun fa la stupida, capolavoro di Armando Trovajoli, Gente matta e Soldi soldi soldi. Attrici in commedia diventano, da un certo punto in poi, le immagini del passato: i divi incontrati, la famiglia, gli amici, De Sica senior in tutto il suo carisma che concede al figlio la più preziosa delle licenze: non crescere, restare eternamernte bambino. Regia ironico-affettuosa di Marco Mattolin
Rita Sala