giovedì, 28 marzo, 2024
Sei qui: Home / P / PRIMAVERA DI PRAGA - regia Daniele Salvo

PRIMAVERA DI PRAGA - regia Daniele Salvo

Primavera di Praga Primavera di Praga Regia Daniele Salvo

di e con Jitka Frantova
regia di Daniele Salvo
scene di Barbara Tomada
musiche originali di Marco Podda
costumi di Mario Pisu
Elaborazioni immagini video di Giandomenico Musu
Teatro India, Roma, marzo 2008

www.Sipario.it, 12 maggio 2008

Per un ideale si può pagare un prezzo altissimo, in termini di rinunce personali. Per un amore, però, a volte si può sacrificare tutto. Anche la vita e la propria felicità. Senza accorgersene quasi. Superare prove e oltrepassare limiti in apparenza insormontabili. Con l’entusiasmo e l’energia che nascono da un sentimento condiviso, destinato a imprimere di sé un’esistenza, segnandone il corso ineluttabilmente.
L’attrice Jitka Frantova racconta a teatro una scelta d’amore. Come? Portando in scena se stessa e la sua rocambolesca vita a fianco del rivoluzionario Jiri Pelikan, anima pura di quella famosa “Primavera di Praga” nata come “riforma del comunismo” e morta con l’invasione dei carri armati del Patto di Varsavia. Toglie il velo da una pagina dolorosa della storia del suo paese, la Cecoslovacchia, mettendo davanti ai nostri occhi filmati originali di quegli anni, voci registrate dei protagonisti di avvenimenti che hanno trasformato la sua vita in un esilio senza ritorno in patria.
I sovietici la chiamavano “controrivoluzione”, in Occidente era nota come “il socialismo dal volto umano”. Ma per Jitka e Pelikan un’utopia destinata a segnare e sconvolgere l’esistenza. Che cosa può significare vivere per anni senza passaporto, senza documenti, privi di cittadinanza, senza conoscere una parola della lingua italiana, senza casa, senza soldi e con la polizia segreta alle spalle? Difficile immaginare quanta sofferenza si nasconda dietro la consapevolezza di una vita e di un’identità lasciate incompiute, a metà, laggiù, a chilometri di distanza, in un altro Paese, un’altra città, Praga, dove sono la casa, le ricchezze guadagnate, il sogno di una carriera teatrale, i genitori, le amicizie, il mondo della propria gioventù, un grande ideale politico.
“Primavera di Praga”, regia di Daniele Salvo - dopo il Teatro India di Roma in autunno al Piccolo di  Milano e subito dopo al Teatro Nazionale di Brno nella Repubblica Ceca – è un delicato e struggente ritratto di donna. Una voce coraggiosa, a volte rotta dal pianto, lucida e mai rassegnata, che s’interrompe solo per dare la parola ai documenti storici dell’epoca. Testimonianze che intrecciano il filo dei ricordi. È l’inizio del 1968 e di otto mesi di felicità assoluta, senza più censura, finalmente le prigioni aperte e la possibilità di viaggiare all’estero. Un sogno che dopo il buio della dittatura di Stalin finalmente prendeva corpo. Ma un sogno che s’interrompe il 21 agosto di quello stesso anno. Pelikan allora era direttore generale della televisione, luogo per eccellenza imputato di essere «centro della controrivoluzione». Breznev vuole la sua testa. Inizia la fuga.
Con Pelikan c’è sua moglie, Jitka. Un amore, un destino condiviso. E una piccola Fiat 600 rossa con la quale la donna farà su e giù per il mondo, da Roma a Praga, da Monaco a Francoforte, da Vienna a Zurigo, spintà là dove potesse ancora recitare. Licenziata dal suo teatro, infatti, quale moglie di un “traditore”, per l’attrice si sarebbe aperto un futuro senza il palcoscenico. E il sorriso, gli occhi pieni di vita e di luce, l’ottimismo di questa protagonista si venano di ombra e di dolore solo quando parla di sua madre (morta malata senza possibilità di essere aiutata dalla figlia) e del “suo” teatro. Il tormento di non poter più fare ciò per cui era nata segnerà, però, un nuovo punto di partenza. Sopravvivere senza il teatro era impossibile. Così, dai palcoscenici austriaci e tedeschi fino a quelli italiani, studiando recitazione in tre lingue straniere, la Frantova si reinventa una professione. E recita, con ostinazione, raccogliendo successi e attestati di stima ovunque.
I ricordi sono tanti. Il primo Natale lontani da Praga, soli, nello sconforto di aver perso tutto. L’aiuto di Rossana Rossanda e di Angelo Maria Ripellino. Le lettere senza risposta spedite a Berlinguer, Segre, Occhetto. Il sostegno politico del Psi di Bettino Craxi. Il pacco bomba mandato nella loro nuova casa romana.
Daniele Salvo porta lo spettatore dentro un caldo microcosmo di sentimenti, memoria storica, ricordi ancora dolenti, sfumature di sentimento per noi toccanti, con tenerezza e cruda realtà. Valigie sparse,  pagine di quotidiani senza data si mescolano alle foglie cadute di un albero. Viene in mente un verso di Pablo Neruda: «il mio cuore si sparpagliò…». Sono pezzi, particolari, dettagli di un’identità di donna frammentata. Il palcoscenico li accoglie tutti, diventa luogo di esilio, di rinascita, di faticosa ricerca di un nuovo presente. Il regista lascia muovere Jitka con la naturalezza e la spontanea energia di una fiera in perenne lotta contro gabbie e padroni. L’effetto è quello di un monologo interiore consumato nell’apparente quiete casalinga. In una “terra” che non ha confini spaziali o temporali, popolata delle vestigia di un passato pregnante che ha lasciato nell’attrice una ricchezza. Quella luce, appunto, che brilla sempre nello sguardo, nata dal buio e dall’inseguire i propri sogni.
Quando finalmente la vita in Italia diventa tollerabile e dignitosa, Jitka Frantova perde suo marito. Una breve malattia porta via l’uomo del destino. Ma in lei non muore l’entusiasmo, non la fede e la fiducia negli altri, non il desiderio di sperimentare ancora. Fotogrammi della sua intensa carriera, tra teatro, televisione e cinema stemperano per un attimo il dramma morale. E Salvo la nasconde dietro un velo, come ombra appena accennata, ne fa rivivere il fuoco sacro della recitazione trasformandola nella Plotina interpretata al fianco di Giorgio Albertazzi nel fortunato spettacolo “Memorie di Adriano”.
«Se io decido che non ce la faccio, allora veramente non ce la faccio. Ma se decido che posso farcela, questo è il primo passo verso un risultato positivo». Sono parole della Frantova, parole semplici che insegnano una grande verità. Da grandi prove si può imparare a mordere la vita, solo dopo aver lottato si può godere meglio il dono del presente.
Lo spettacolo, a Roma, avrebbe meritato tante più repliche.

Flavia Bruni

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 07:56

Iscriviti a Sipario Theatre Club

Il primo e unico Theatre Club italiano che ti dà diritto a ricevere importanti sconti, riservati in esclusiva ai suoi iscritti. L'iscrizione a Sipario Theatre Club è gratuita!

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.