testi, video e musiche: Andrea Rivera
con Andrea Rivera e con Lisa Lelli e Matteo D'Incà
Roma, Piccolo Eliseo, dal 22 gennaio al 10 febbraio 2008
Menestrello irriverente nelle notti trasteverine, "disturbatore della mente pubblica", citofonista intruso per il "Parla con me" di Serena Dandini, Andrea Rivera è uno "che ci sa fare". Piace a molti perché dice quello che pensa, non sembra affettato, è simpatico e quasi mai presuntuoso. Non è poco. Ora è al Piccolo Eliseo (fino al 10 febbraio, in scena anche Lisa Lelli e il polistrumentista Matteo D'Incà) con una versione aggiornata di Prossime aperture, contenitore per canzoni, videointerviste, considerazioni, inseguimenti di parole e giochi con il pubblico, che gli riescono particolarmente bene grazie alla gavetta in strada che lo ha fatto spontaneo e disinvolto. La capacità d'improvvisazione, che non tutti possono vantarsi di possedere, garantisce il successo a questo spettacolo, che però ha il difetto di dire troppe cose senza approfondirne nessuna. Probabilmente questo è l'intento del teatro-canzone di Rivera, trentasette anni, spirito giocherellone e linguacciuto, che all'apertura del sipario ci accoglie come un Gesù Cristo rassegnato. Bersaglio preferito? Il Papa (vedi polemiche sul concerto del Primo Maggio e sulla visita annullata alla Sapienza). Poi i morti sul lavoro, la crisi di governo, la "monnezza", la fecondazione assistita, i reality, ma pure Ustica, piazza Fontana, la P2, Falcone e Borsellino. E l'indulto, con una canzone (niente male) dedicata a "un amico... clemente". Poco di tutto. Eppure Rivera ha le carte (e il cognome giusto) per dribblare il rischio dell'ovvio.
Paola Polidoro