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PROCESSO A TIBERIO - regia Giorgio Ferrara

Processo a Tiberio Processo a Tiberio Regia Giorgio Ferrara

L'Ombra del Calvario
di Corrado Augias e Vladimiro Polchi
regia: Giorgio Ferrara
con Paolo Bonacelli, Ilaria Occhini, Ugo Pagliai, Jean Sorel, Viola Graziosi, Marco Spiga
musiche originali: Alessio Vlad
Roma, Basilica di Massenzio, dal 25 al 29 luglio 2007

Corriere della Sera, 27 luglio 2007
Quel mascalzone di Tiberio: colpevole

A Massenzio in scena il processo, con Paolo Bonacelli, Ugo Pagliai, Jean Sorel e Ilaria Occhini

Ci avevano avvisato, arrivate presto, c' è un mucchio di gente, c' è la fila. Ma per questo, per evitare la fila, siamo arrivati tardi, all' ultimo minuto. In una parola, ci siamo accontentati di vedere da lontano. Per quanto posso, io guardo sempre da vicino, addirittura dalla prima fila. A Massenzio, la lontananza si rivela un bene, il meglio, non sono sicuro di quale sia il vero spettacolo: lo è la gente, numerosissima, milleseicento persone, divise in tre schieramenti, come fossero schiere di un esercito romano (ma sono tutti seduti!), lo è Massenzio, quegli archi possenti, quelle ombre, quelle piante alle nostre spalle; e lo è lo spettacolo in sé, «Processo a Tiberio» di Corrado Augias e Vladimiro Polchi. Traversiamo tutto lo spazio, ci sediamo, cambiamo di posto, ne troviamo uno migliore, nessuno ci copre la visuale. Laggiù c' è un fondale con un cielo traversato da nuvole, piuttosto corrucciato. Davanti al cielo ci sono sei grosse colonne. Tra le colonne leggii, e gli attori. Sono già all' opera, già attivi, in pieno processo. Stanno raccontando l' antefatto, come Tiberio sia diventato imperatore, prima c' era Augusto, è il quarto regnante più longevo di tutta la storia, Napoleone in confronto provoca un sorriso. Ma il suo successore, Tiberio, era un mascalzone. Peggio, un gaudente all' ultimo stadio, quindi un criminale. Essere gaudenti (epicurei) non è proibito. Esserlo troppo è mostruoso. Tiberio, a Roma e a Capri, ne ha combinate di tutti i colori, tra schiavi e ragazzini. I pedofili di oggi, in confronto a Tiberio, sono angeli del Paradiso, sono troppo poveri diavoli per essere diavoli veri. Poi c' è il fatto di Gesù. Tiberio è l' imperatore che c' era quando c' era Gesù. Anche se a noi non ci vuole entrare in testa l'idea della responsabilità oggettiva, che vi è una colpa anche se non si è direttamente responsabili, che si è responsabili, se si comanda, perfino da lontano, da più lontano di quanto noi non siamo rispetto al palcoscenico poiché siamo di fronte ad un vero e proprio processo, quando è il dunque, quando il pubblico è chiamato ad assolvere e condannare, Tiberio lo condanna: di chi era la vera colpa, del crimine dei crimini, la crocefissione di Gesù, se non di Tiberio? Per tutto il tempo mi sono sforzato di riconoscere gli attori. Non sapevo (lo giuro) chi vi recitasse, in questo «Processo a Tiberio» diretto Giorgio Ferrara. Ed ho subito riconosciuto Ugo Pagliai, l'ho riconosciuto dalla postura, lievemente solenne, tranquilla, un uomo di sé sicuro. Poi, quando è entrato in scena (ma lui sapevo che c' era), ho riconosciuto Paolo Bonacelli, quell' astuto, subdolo, mercanteggiante Ponzio Pilato. A lungo mi ha perseguitato una delle due figure femminili. Ne conoscevo voce. Ma non la riconoscevo. Non distinguevo i suoi alineamenti. Ho avuto un tuffo al cuore quando ho saputo (ho letto) che era Ilaria Occhini. Ma sì, la conoscevo, l'avevo io! La sorpresa più grande è venuta però dall' altro interprete maschile, niente meno che Jean Sorel, un mito! Proprio lui, un eroe della mia giovinezza, laggiù, in carne e ossa, davanti ai miei occhi... L' altra attrice era Viola Graziosi, non l' avevo mai vista, mi sono sentito meno colpevole, tutto sommato dal processo uscivo a testa alta, o pari e patta.

Franco Cordelli

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 07:31

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