con Oscar De Summa
progetto luci e scene Matteo Gozzi
progetto sonoro Oscar De Summa
produzione Atto Due – Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale con il contributo di Giallo Mare Minimal Teatro, Fondazione Armunia, Pimoff Milano, Ater Fondazione.
San Pietro in Vincoli, Torino, 10 gennaio 2025
Quante volte usiamo espressioni ridondanti o luoghi comuni, parole di comodo che facciamo nostre per esprimere concetti o spiegare situazioni di fronte alle quali la vita ci ha sbattuto in modalità del tutto inaspettata: tra le tante frasi fatte non possiamo ignorare il ricorso a “rette parallele”, due parole prese dall’ambito matematico per definire concetti destinati a non incontrarsi mai, per quanto indirizzati su di un percorso con destinazione ipotetici traguardi non comunicanti. E se parallele sono, perché non immaginare che un bel giorno queste rette non possano deviare diventando perpendicolari, se non addirittura tangenti? Il teatro fa anche questo, e con Rette parlare sono l’amore e la morte Oscar De Summa confeziona un piccolo “miracolo” per certificare come gli opposti si attraggano, anche quando il naturale corso della vita li indirizzerebbe verso destini differenti. A Torino per il cartellone di FTT-Fertili Terreni Teatro, il racconto di De Summa, un ibrido di vita vissuta ed immaginazione, di cruda realtà e fervida poesia, riferisce di come l’attrazione degli opposti si sia materializzata nella storia di Peppino e Mariarosaria, conoscenze adolescenziali nel profondo sud dell’Italia che, partendo da presupposti se possibili mai così lontani, deviano il loro cammino, per “scontrarsi” e vivere una passione destinata a stravolgere le reciproche esistenze: il resoconto di uno dei tanti amori giovanili, nell’operazione stratificata di De Summa diventa pretesto per indagare sulle relazioni umane con metodo scientifico, ricorrendo nello specifico ai principi di quella fisica quantistica, in apparenza così lontana da un contesto teatrale, nella cui teorizzazione ogni singola particella sarebbe associata, ed associabile, anche a distanza di molto tempo e in spazi differenti, ad una sua omologa speculare. La storia di un amore giovanile mancato prende così magicamente forma sulle note del “Duca Bianco” David Bowie, colonna sonora di una generazione forse senza troppe certezze, ma di sicuro nutrita da grandi sogni e ideali: passione che, proprio come rette casualmente deviate dal loro corso, ritorna in mente all’autore/attore in maniera del tutto occasionale, suggestione per un divertissement letterario che ogni giorno si fa gioco sempre più serio per poi risolversi in un’operazione narrativa di vita vissuta con personaggi e sentimenti reali, passioni e sogni concreti. Operazione che Oscar De Summa padroneggia come meglio non potrebbe, ispirato narratore dai toni ora grotteschi ora più seri, ma soprattutto trait d’union tra passato e presente, tra la dimensione intima e privata della giovinezza che fu e gli indefinibili confini dell’universo con le esistenze di Peppino e Mariarosaria (leggasi le nostre) altro non essere se non tessere, loro sì come rette impazzite difficilmente governabili, di quell’enorme mosaico che tempo e memoria disegnano per ognuno di noi. Roberto Canavesi