Di William Shakespeare
Prima Nazionale
traduzione e adattamento Diego Pleuteri
Con Jurij Ferrini CAMILLO
Vittorio Camarota LEONTE
Roberta Calia ERMIONE
Cecilia Bramati PERDITA
Samuele Finocchiaro ANTIGONO, FLORIZEL
Matteo Federici CLEOMENE
Giordana FaggIano PAOLINA
Sara Gedeone EMILIA, MOPSA
Paolo Carenzo UFFICIALE, PASTORE
Francesco Gargiulo SERVITORE, CAMPAGNOLO
Raffaele Musella POLISSENE
Aron Tewelde AUTOLICO
regia Jurij Ferrini
aiuto regia Giulia Odetto
Scene e Costumi anna Varaldo
luci Antonio Merola
musiche originali Andrea Chenna
Suono Riccardo DI Gianni
assistente regia Eleonora Bentivoglio
assistente Scene e costumi Lorenzo Rostagno
Teatro Carignano, Torino 20 giugno – 12 luglio 2025
Ha senso frequentare il teatro anche in estate? Che fine fanno gli appassionati di drammi nella bella stagione, quando il caldo torrido impedisce di stare al chiuso? A queste domande e altre ancora risponde, ormai per tradizione, il Teatro Stabile di Torino con la rassegna Prato Inglese, dedicata a William Shakespeare. Il progetto, appuntamento fisso ormai per il pubblico torinese, prevede nell’edizione 2025 un dittico di spettacoli: Pene d’amor perdute e Racconto d’inverno, entrambi per la regia di Jurij Ferrini. Ci occupiamo del secondo, in particolare, dramma shakespeariano che ci sembra strettamente imparentato con la favola: fiabesca, per lo meno, è l’atmosfera che si respira grazie alla compagnia di giovani attrici e attori, brillanti ed energici, diretta da Ferrini. Racconto d’Inverno vede trionfare i temi dell’amore e della fede in esso, della speranza; della colpa e della necessaria espiazione, della hybris e della punizione da parte degli Dei. Ma è specialmente la redenzione a determinare un gran finale all’insegna della rinascita, della primavera che porta con sé una nuova vita e la provvidenziale opportunità di ricominciare da capo. In quest’opera Shakespeare si diverte a giocare con le ambientazioni, superando gli stereotipi: se la prima parte è ambientata in una Sicilia dai tratti curiosamente cupi e funerei, la seconda si sposta in una Boemia dove regnano incontrastate atmosfere pastorali di festa, di gioia antica quanto autentica. Di amore, ingenuo ma anche ostinato, che vince su logiche di potere e deliri di onnipotenza. Racconto d’inverno, nell’allestimento firmato da Jurij Ferrini, tiene fede all’originalità del testo, che unisce momenti di pathos (e anche di violenza) a passaggi contraddistinti da ironia, in cui si ride di gusto. I dialoghi (frutto della traduzione di Diego Pleuteri) fanno entrare gli spettatori tanto nella tragicità degli eventi, quanto nella leggerezza e nella giocosità degli scambi tra gli interpreti. L’atmosfera generale, che unisce la prima e la seconda parte dell’opera, è di magia e quasi di miracolo: talvolta i sogni si realizzano, anche quando barriere sociali, sentimenti folli come la gelosia e il possesso (per non dire, boschi e viaggi in mare carichi di insidie) sembrano renderli impossibili. Minimaliste, ma anche immaginifiche le scene curate da Anna Varaldo: pochi e simbolici elementi che le attrici e gli attori hanno la possibilità di spostare in scena, animando il racconto e creando una coreografia, un dialogo col pubblico che passa anche attraverso strutture fisiche in grado di prendere vita. Giovanni Luca Montanino