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STORIA DI UN OBLIO - regia Roberto Andò

Vincenzo Pirrotta in "Storia di un oblio", regia Roberto Andò. Foto Antonio Parrinello Vincenzo Pirrotta in "Storia di un oblio", regia Roberto Andò. Foto Antonio Parrinello

di Laurent Mauvignier ©Les Editions de Minuit
traduzione Yasmina Melaouah, casa editrice Feltrinelli
regia Roberto Andò
con Vincenzo Pirrotta

costumi Riccardo Cappello

luci Salvo Costa
regista assistente Luca Bargagna
produzione Teatro Stabile di Catania
Milano, Teatro Franco Parenti dal 5 al 10 marzo 2019

www.Sipario.it, 6 marzo 2019

Vincenzo Pirrotta, conquista
il pubblico del "Franco Parenti"

Per chi non conosce ancora l'attore Vincenzo Pirrotta, suggerisco di andare ad ascoltarlo al Teatro Franco Parenti, Sala A, dove resterà in scena fino al 10 marzo, con il drammatico, struggente monologo Storia di un oblio, di Laurent Mauvignier, prodotto dal Teatro Stabile di Catania, con una significativa e coinvolgente regia di Roberto Andò.
Lo spettatore si troverà coinvolto in uno spazio nuovo: niente palcoscenico, al centro un morto coperto da un telo nero, deposto su un banco di marmo e una sedia nera. Poi c'è lui, in veste di Narratore, che seduto e raccolto su se stesso pazientemente attende il pubblico che si accomoda intorno, non più di 200 persone, a tu per tu con lui.
Luci funeree, lui vestito di nero, giacca, e camicia. Lui, col suo possente fisico, calvo, seduto, inizia con voce sommessa (ma servita tanto da microfono appiccicato sul volto, quasi invisibile), la sua narrazione di un fatto di cronaca, una storia di normale quotidianità, visto i tempi che corrono: un giovane, disagiato, povero, desidera bere con voglia una birra che ruberà in un supermercato. Sorpreso dai vigilantes sarà rincorso, catturato e picchiato, offeso, fino ad ucciderlo.
Questo è in sintesi il fatto, ma il drammaturgo Laurent Mauvignier, lo arricchisce abilmente di un linguaggio bene articolato di tutti i particolari che accompagnano questa tragica conclusione. E Pirrotta ci ha messo tutta la sua qualificante partecipazione di interprete articolando il lungo monologo con una notevole gamma di variazioni vocali: da una qualità vocale intima, sussurrata, a intonazioni di rabbia aggressiva, rivolta in parte anche al pubblico, a grida disperate del giovane che cerca di scappare ai vigilantes, a momenti di raccoglimento accompagnati dal suo racconto registrato, a liberarsi di giacca e camicia restando a busto nudo, come a farci sentire la sua fisicità. Il regista Andò, oltre un variegato spartito recitativo, gli ha cucito addosso una ricca varietà di azioni: una lunga e disperata corsa girando nel ristretto spazio , abbracci col pubblico, minacce con tanto di dito puntato, accusatorio, girotondo con tanto di foto della vittima uccisa, vestizione dei panni umili del giovane ucciso, lui, Pirrotta, da Narratore che si immedesima nella vittima.
Insomma, una escursione totale nell'arte dell'interpretazione. Applausi sentiti e sostenuti a lungo. Lettori, da non perdere.

Mario Mattia Giorgetti

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Marzo 2019 19:13

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