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SAUL - regia Giovanni Ortoleva

"Saul", regia Giovanni Ortoleva "Saul", regia Giovanni Ortoleva

Regia: Giovanni Ortoleva
Con: Alessandro Bandini, Marco Cacciola, Federico Gariglio
Drammaturgia: Riccardo Favaro, Giovanni Ortoleva
Movimenti coreografici: Gianmaria Borzillo
Disegno luci: Davide Bellavia
Scenografia e costumi: Marta Solari
Decoratrici: Francesca Antolini, Maria Giulia Rossi, Martina Galbiati
Musiche originali: Pietro Guarracino con Ettore Biagi, Agnese Banti e Lorenzo Ruggeri
Si ringrazia: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa, Teatro Fontana
Un ringraziamento speciale a: Stefano Scherini e Pablo Solari
Milano, Teatro I dal 15 al 25 novembre 2019

www.Sipario.it, 15 novembre 2019

Mi troverai, ma almen da re, qui morto

Liberamente tratto dall'Antico testamento e dall'omonimo scritto di Gide, Saul calca il palcoscenico del Teatro I di Milano fino al 25 novembre. Menzione speciale alla Biennale di Venezia 2018, concorso "Registi Under 30", Saul mette in difficoltà: critica, pubblico, tutti. Ma ancor prima è uno spettacolo nella sua etimologia più radicata: è da spectare. Tutti gli elementi sono perfettamente definiti e il risultato è un'eccellenza indiscussa in ogni vertice del triangolo: recitazione, regia, drammaturgia. Gli attori sostengono scambi di battute stroboscopici in un finto realismo dove il tempo è parcellizzato, lo spazio fatto di cocci intercambiabili. È il fallimento con cui Ortoleva, regista e drammaturgo insieme a Favaro, vuole scontrarsi e dice "La nostra drammatica incapacità di affrontare la débâcle, in fondo, mi diverte molto". E quest'idea arriva infliggendo talmente tanti colpi che sembra giunga senza colpo ferire. Declino e disfatta sono boccioli che hanno fretta di schiudersi o forse già schiusi nel trono del re in continua ricerca di distacco dalla proporzionalità decadente del tempo. La scelta del mito è già di per sé lodevole perché urta in quest'universale punto debole, un continuo refolo che tutti respirano, nell'anello che cede in ogni spot: economico, politico, sociale. Anche gli istanti di rinascita, in realtà, sono a testa in giù e ingabbiano l'intreccio nel continuo replay di una storia che si sviluppa a esponente negativo. Lo spettacolo risponde perfettamente all'indeterminazione di Heisemberg: la cronologia della trama è spezzata dalle narrazioni di Gionata che ne spia l'evoluzione diretta, costantemente oscurato dalla colossale ombra del padre (la scelta di renderlo anche Gigante non è casuale). Il rapporto con il genitore racchiude un'edipica essenza e la gelosia di Saul, riversata sul figlio, si sovrappone al mito di Elettra. La neutralità controllata, a tratti inquietante, degli attori rende il palco un ring di sopravvivenza in cui ogni personaggio, da un momento all'altro, potrebbe uccidere o amare gli altri due. Conflitto che esplode nella battaglia contro i Filistei nel grande concerto della guerra sempre in tournée mondiale, sempre sold out. Con Alessandro Bandini, Marco Cacciola e Federico Gariglio, Saul non può che essere uno spettacolo di fuoriclasse; di giovani e per giovani per la tematica della paura del fallimento, che ormai sembra essere un preinstallato nei nativi digitali, di precipitare, ogni volta, da un trono istantaneo sull'orlo di un abisso. Il coraggio e la forza con cui è stato portato fino in fondo tiene alti i livelli di spes per un teatro "fatto bene".

Giovanni Moreddu

Ultima modifica il Lunedì, 18 Novembre 2019 18:19

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