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SE QUESTO È LEVI - regia Luigi De Angelis

"Se questo è Levi", regia Luigi De Angelis "Se questo è Levi", regia Luigi De Angelis

performance itinerante sull’opera di Primo Levi
a cura di Luigi De Angelis/Fanny & Alexander
drammaturgia di Chiara Lagani
regia di Luigi De Angelis
con Andrea Argentieri
produzione di E/Fanny & Alexander
visto al teatro Ponchielli, Cremona, 7, 8, 9 febbraio 2020

www.Sipario.it, 12 febbraio 2020

«Primo Levi, nel suo libro I sommersi e i salvati, a proposito della traduzione in tedesco di Se questo è un uomo, parla di un tentativo quasi ossessivo di super - realismo, in cui vuole che la traduzione sia una specie di magnetofono diretto dell’esperienza, una specie di retrovisione alla lingua o restauro a posteriori». Questa ossessione è stata il motore propulsivo del progetto Se questo è Levi e la sua linea guida»: scrive Luigi De Angelis nelle note di regia a Se questo è Levi, un percorso in tre tappe dedicate all’autore di Se questo è un uomo. Il regista ha recuperato materiali audio e video dalla Teche Rai e da Youtube: interviste allo scrittore e ha costruito una drammaturgia sonora, affidando questi materiali alla sensibilità di Andrea Argentieri, attore under 35nne vincitore del Premio Ubu, che ha dato carne alla voce e alle parole dello scrittore attraverso la tecnica del remote acting, dell’eterodirezione. È questa una cifra stilistica e di ricerca che caratterizza l’azione estetica di Fanny & Alexander – si veda anche la messinscena de L’amica geniale – ma qui va oltre, con Levi il passaggio è ulteriore, è proiettato verso un mimetismo etico ed estetico in cui la distanza dell’interprete e la prossimità dalla materia interpretata entrano in sintomatico cortocircuito con lo spazio. Il termine chiave è quel ‘super-realismo’ preso in prestito da Levi che lancia la sfida a De Angelis. Nel viaggio all’interno del pensiero di Primo Levi il regista di Fanny & Alexander cerca tre luoghi: uno studio in cui ricostruire lo spazio di scrittura intima e privata di Levi per la prima parte, Se questo è un uomo, un’aula scientifica in cui ambientare la lezione de Il sistema periodico e un luogo pubblico: una piazza, piuttosto che un consiglio comunale dove inscenare una sorta di intervista collettivo allo scrittore de I sommersi e i salvati. La fruizione può essere fatta in serate differenti o in un’unica occasione per un’immersione totale in quello che si caratterizza come incontro. Nel riferire dell’operazione di Se questo è Levi pare dunque opportuno affermare il dove e il quando. Paradossalmente e in maniera emblematica si è visto Se questo è Levi all’interno di diversi spazi del teatro Ponchielli di Cremona. Un tradimento rispetto all’originale? Forse. Certo il teatro è a suo modo spazio pubblico, luogo che rappresenta la comunità. Se questo è Levi ha così trovato nei luoghi non deputati del teatro: il foyer, l’ampio palcoscenico del Ponchielli trasformato in aula scientifica e spazio assembleare la metafora di quei luoghi iper-realistici cercati da De Angelis e che nella replica cremonese si sono offerti come assoluti, facendo della performance di Argentieri un interrogare la collettività al di là del tempo e della storia. Ma per fare questo è stato inizialmente necessario creare l’incontro, far risorgere lo scrittore torinese, incarnato da un somigliantissimo Andrea Argentieri che è mimetico ma non imita Primo levi.
Se questo è un uomo - Così in Se questo è un uomo il pubblico – cinquanta spettatori alla volta – si accomoda nella saletta rosa del Ridotto del Ponchielli. Una scrivania, una macchina per scrivere, alcune penne, a fianco una libreria. È lo studio di Primo Levi. Quello che accade è un incontro con Levi, con il suo pensiero, la riflessione sulla morte, l’esperienza dei lager, il suo ruolo di intellettuale. Andrea Argentieri – a cui arriva la voce di Levi tramite auricolari quasi invisibili - non imita, ma è, non finge, ma vive il pensiero, la voce di Levi e con lui si ha la sensazione di avere un incontro reale con lo scrittore, intervistato a un anno e mezzo dal suo suicidio nella casa di famiglia di Torino, 11 aprile 1987. Argentieri sembra essere quasi in trance, si esprime e si muove con una precisione matematica, sistemica, proprio in ottemperanza a quella sistematicità dello scienziato e del tecnico che Levi mette in atto nella sua testimonianza di intellettuale e sopravvissuto dai lager. Non c’è un tono fuori posto, non una sbavatura né nella mimica, né nella voce. Eppure per il pubblico che è lì attaccato non c’è finzione, non c’è distanza interpretativa: siamo al cospetto di Levi, ci si dimentica – anche per la prossimità e la somiglianza – che lo scrittore è morto, l’autore de I sommersi e i salvati è magicamente lì in mezzo a noi, dialoga con noi, ci si ritrova ad ascoltarlo, noi stessi in trance. Finzione e realtà sono un tutt’uno perché quello che fa Andrea Argentieri è incarnare la parola, meglio la voce di Levi, dà corpo al suo pensiero e lo fa con una efficacia mostruosa che lascia a bocca aperta.

"Se questo è Levi", regia Luigi De Angelis

Il sistema periodico - Per la seconda tappa di Se questo è Levi: Il sistema periodico il palcoscenico del Ponchielli è trasformato in un laboratorio di chimica. Dei grandi tavoloni, sul sipario tagliafuoco la scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi), alcune formule e la tavola degli elementi. Una lavagna e un banco da lavoro con alambicchi e provette completano l’ambientazione. È questo il contesto della seconda parte del viaggio di Se questo è Levi: Il sistema periodico. Andrea Argentieri veste un camice bianco da laboratorio e si aggira fra i banchi, cercando il contatto con il pubblico, rivolgendosi agli spettatori. Levi chimico e Levi scrittore, Levi che fa della chimica una professione e Levi che vede nella scrittura un non lavoro, da compiere nelle ore notturne, in vacanza, ma non per questo meno impegnativo. Argentieri stupisce nuovamente per la sua intensità attoriale, per quel suo dire rotondo, caldo, controllato eppure naturale: si direbbe naturalmente artificioso. Quanto arriva dalla consolle registica di Luigi De Angelis agli auricolari di Argentieri si trasmette al pubblico con un calore vocale e fonico coinvolgente che si raffredda quando Levi si concede alla lettura di alcuni brani de Il sistema periodico. Testimonianza di Levi scrittore nelle interviste delle Teche Rai e pagina scritta si affiancano, si intrecciano per costruire una riflessione che lega chimica e scrittura.  Sublimare, raffinare, distillare — tutti processi chimici — diventano metafore di pensiero che Argentieri offre, distilla appunto, all’attenzione degli spettatori chiamati in causa, interrogati da un attore che si muove come se fosse mosso. A differenza della prima parte nello studio dello scrittore, alias la Sala Rosa del Ridotto, in cui la prossimità si faceva fisica, l’ampiezza del palcoscenico cambia le dinamiche, offre un Levi più ufficiale, non cattedrattico, ma senza dubbio impegnato a giocare la distanza dello scienziato che indaga, studia, razionalizza. Ma la ragione cessa, è in crisi quando si tratta di raccontare il lager, di raccontare perché quella scritta suonasse ironica, di raccontare come il lavoro non rendesse liberi, ma salvasse. Forse.
I sommersi e salvati - «Si può ottenere secondo lei l’annullamento dell’umanità dell’uomo?» è una delle domande del questionario che gli spettatori hanno ricevuto per interrogare/intervistare Primo Levi, nell’ultima tranche di Se questo è Levi. Il pubblico disposto sui tre lati di un quadrato ha fatto domande a Levi/Andrea Argentieri, un’intervista collettiva all’autore de I sommersi e i salvati. La prima domanda è stata posta da un bambino, una scelta – si crede – istintiva, ma non casuale. Il giovane intervistatore ha scelto uno dei quesiti – l’ultimo della lista - slegato dall’orrore cronachistico e memoriale dell’esperienza del lager e sbilanciato sull’universale della disumanità. E in questo sta il valore vero dell’esperienza di Se questo è Levi. Nelle risposte di Levi – di volta in volta selezionate da Luigi De Angelis e inviate negli auricolari ad Andrea Argentieri – c’è al di là del racconto dell’esperienza del deportato, una attualità che brucia quando si parla di cristallizzazione della memoria, di scrittura come testimonianza, o del pericolo immanente che l’esperienza dei lager si riproponga. Immediatamente vengono in mente i lager libici, la tratta dei migranti… eppure quanto dice Levi risale a trent’anni fa. Anche in questo sta la forza di questo Levi mimetico, incalzato dalle domande del pubblico che sta al gioco, nella costruzione di un dialogo/interrogante che ci accomuna in una riflessione storica destinata a incarnarsi nell’attualità e perché no nel corpo dell’attore. Quanto questo lavoro sarebbe piaciuto – in tutta la sua didattica – a Mario Apollonio e alla sua Storia dottrina e prassi del coro! Grazie a Fanny & Alexander Primo Levi è tornato ad essere nostro prossimo, si è fatto corpo interrogato e interrogante. Le parole dell’autore de I sommersi e i salvati sollecitate dalle domande dette dal pubblico – come i titoli di una playlist della testimonianza – hanno assunto un significato di inattesa attualità. Da qui la scelta del bambino di quella prima domanda (l’ultima dell’elenco), libera dalla storia e proiettata nell’universale che interroga il particolare. Se questo è Levi di De Angelis e Argenteri regala la capacità non comune di sublimare la realtà in un iperrealismo che nella sua manicale precisione di restituzione dell’originale si fa simbolico, ovvero segno che tutto comprende e che ci interroga, questo complice la tecnica. Techné in greco vuol dire arte. Luigi De Angelis attraverso la tecnica – le registrazioni audio, la trasmissione della voce ad Argentieri e la sua traduzione corporea nella gestione della vocalità da parte dell’attore – ha realizzato una sorta di resurrezione del pensiero di Levi, di incarnazione della parola e della voce, nel segno di un mimetismo reale, maniacale nel suo realismo, ma che alla fine trionfa di un’astrazione che interroga tutti al di là del tempo e al di là della storia e forse, perfino, al di là del bene e del male.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 16 Febbraio 2020 11:33

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