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SCENE DA FAUST - regia Federico Tiezzi

Marco Foschi e Sandro Lombardi in "Scene da Faust", regia Federico Tiezzi. Foto Luca Manfrini Marco Foschi e Sandro Lombardi in "Scene da Faust", regia Federico Tiezzi. Foto Luca Manfrini

di Johann Wolfang Goethe
versione italiana Fabrizio Sinisi
regia e drammaturgia Federico Tiezzi
con Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Nicasio Catanese, Valentina Elia, Fonte Fantasia,
Marco Foschi, Francesca Gabucci, Ivan Graziano, Leda Kreider, Sandro Lombardi, Luca Tanganelli

scene e costumi di Gregorio Zurla
luci di Gianni Pollini
regista assistente Giovanni Scandella
coreografo Thierry Thieû Niang
canto Francesca Della Monica
produzione Teatro Metastasio di Prato, Compagnia Lombardi-Tiezzi
in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana/Manifatture Digitali Cinema Prato
e Teatro Laboratorio della Toscana/Associazione Teatrale Pistoiese
Modena, Teatro Storchi 14 febbraio 2020

www.Sipario.it, 17 febbraio 2020

Il teatro Storchi di Modena ha presentato Scene da Faust, dal testo celeberrimo di Goethe, con la regia e la drammaturgia di Federico Tiezzi. Lo spettacolo affronta il mito di Faust, il racconto del sapiente studioso di teologia, filosofia e scienze naturali che, per ottenere conoscenze ancora più vaste, potere e giovinezza, vende la propria anima a Mefistofele mediante un contratto firmato col sangue. Questo testo racconta Faust, che è Mefistofele, il rapporto tra l’intellettuale stanco che lavora sulle idee, e il mondo fisico, il dramma della conoscenza e delle dinamiche del desiderio tra Faust e Margherita. Questa rappresentazione evidenzia la crisi della soggettività dell'individuo, la crisi dell'io nel suo rapporto con la realtà, me è anche una riflessione sull’umano, che si misura col bene e il male.
Questo atto unico di due ore inizia con gli attori in bianco, disposti in cerchio, che al suono di una litania, forse un mantra, aspirano a far levitare una figura in nero, posta al centro, mentre in sovrimpressione compare una scritta indicante che se l’esperimento non riuscirà, inizierà la recita di Faust. La recita è quindi proposta come alternativa di un’esperienza non riuscita. A questo punto inizia un viaggio di esplorazione in dodici scene tratte dalla prima parte della tragedia di Goethe, un viaggio in un testo così classico da risultare quasi insidioso. Nel Prologo gli arcangeli vengono inseriti appesi a testa in giù, ruotanti, e la storia poi prende le mosse con la sfida tra lo specchio (Dio) e Mefistofele. Mefistofele scommette con Dio che riuscirà a corrompere Faust. Da quell’oscuro specchio risponde una voce cupa, remota, che ammette l’importanza del demone per scuotere con la tentazione l’uomo dalla sua inerzia. In questo rapporto intricato, Federico Tiezzi intreccia il testo col Novecento e Freud.
La scenografia è meravigliosamente essenziale ed esaustiva. In un bianco abbacinante e costante, illuminato da luce verticale, che non crea ombre, vengono mossi oggetti essenziali, file di sedie di sala d’attesa ospedaliero, libri, alberi con un mucchio di terra racchiusa in sacchi, portati dentro e fuori da un coro silenzioso in tute bianche, con mascherina sul volto. La regia di Tiezzi ci fa vedere dentro, in profondità, la modernità di questo testo classico mostrando quanto possa affascinare. La recitazione sapientemente raffreddata racconta con snodi essenziali quella parte del testo di Goethe, che si conclude con la morte e la salvezza in cielo di Margherita. Margherita impazzisce su un letto da ospedale, sotto un velo bianco da sposa che diventa sudario, mentre Faust in monologo si sofferma sull’inutilità della sapienza, del pensiero, con aspirazione alla vita.
La traduzione di Fabrizio Sinisi, che con Federico Tiezzi ne ha curato la sintesi, è in versi incalzanti e asciutti, un adattamento che sottolinea l’aspetto epico e contemporaneamente lirico del testo goethiano.
I protagonisti, Marco Foschi nel ruolo di Faust, Sandro Lombardi in quello ironico quasi cabarettistico di Mefistofele, Leda Kreider, nei panni di Margherita, sono perfetti nell’incarnare le passioni, i dolori, lo strazio, le gioie. A loro si affianca un coro, presenza continua, spesso silente coreografato, per così dire, da Thierry Thieû Niang e con la guida vocale di Francesca Della Monica. Questo coro prende le sembianze degli altri personaggi e si trasforma ora in surreali figure in soprabito e bombetta, ora in scimpanzé con maschere e pellicce. Al Lied di Schubert su testo di Goethe, che rivela l’amore di Margherita per Faust, è sottratto il suono del pianoforte, sostituito da un canto corale a cappella che smonta le parole e le distanzia, accentuandone la nota tragica.
Nel complesso uno spettacolo che dà nuova forza al mito faustiano, affrontato con rigore alta poesia.

Giulia Clai

Ultima modifica il Giovedì, 27 Febbraio 2020 09:48

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