debutto assoluto
di Adam Rapp
regia Serena Sinigaglia
con Marina Sorrenti e Alessio Zirulia
traduzione Monica Capuani
scene e costumi Eleonora Rossi
luci e musiche Roberta Faiolo
assistente alla regia Carola Rubino
produzione CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA TEATRO CARCANO, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL
distribuzione in collaborazione con ATIR
Napoli, Capodimonte – Cortile della Reggia, il 5 e 6 luglio 2022
“Ci sono parole come le conchiglie, semplici, ma con il mare intero dentro.” “Le cose rimangono invisibili senza le parole adatte.” Sono due frasi tratte dal libro Cose che nessuno sa, di Alessandro D’Avenia e mai come stavolta sono adatte ad introdurre questo spettacolo in scena durante il famoso e consueto Campania Teatro Festival. The sound inside è un viaggio attraverso le parole che portano alla luce le cose, attraverso la lettura, la letteratura, la scrittura e l’esistenza, è l’interpretazione e la reinterpretazione delle paure, delle notti più nere e dei periodi più bui che però, forse, almeno in parte, possono vedere una luce. Quante forme d’amore esistono veramente? La relazione tra la professoressa di scrittura creativa dell’università di Yale e un suo studente piuttosto particolare e sui generis sfiora forse il rapporto d’amore per poi però trasformarsi di continuo in un legame fraterno, in un confronto madre – figlio o ancora in qualcosa di indefinibile che muta nell’istante stesso in cui si sta creando. Gli autori e le citazioni che si rovesciano addosso l’un l’altra rimangono attaccati ai loro corpi e alle loro anime, tanto da renderli intrisi di passione per la letteratura e per la lettura del mondo attraverso di essa, come se la vita, l’universo intero fosse un grande romanzo dove tutto è meglio della piatta realtà, dove la fantasia e le battute già scritte sono la via più facile e al tempo stesso più complicata del percorso esistenziale che invece tutti gli altri, senza un libro fra le mani, devono svolgere. Nel freddo inverno di lunghe notti e giorni pieni di neve, le storie si attaccano però sempre di più alla vita quotidiana e finiscono col mescolarsi ad essa, trasformando la finzione in realtà e viceversa fino a che non si riesce più a distinguere fra le due e diventa impossibile capire il vero significato dell’una, senza l’altra. Il giovane studente universitario, la matricola fuorisede protagonista del suo stesso romanzo in fase di realizzazione, è forse frutto della sola immaginazione della professoressa di scrittura, è forse un angelo custode che a tutti noi servirebbe anche soltanto per comprendere meglio noi stessi, per capire quali errori stiamo per commettere e per rinascere, proprio laddove sta per compiersi il periodo più difficile della nostra vita. Un racconto doloroso e crudo, difficile a volte da digerire per animi sensibili, ma che ci ricorda però quanto la vita possa essere preziosa e meravigliosa, se abbiamo qualcuno disposto ad aprirci gli occhi e a dimostrarcelo, se necessario anche pagando con la sua stessa vita. Marina Sorrenti e Alessio Zirulia sono molto bravi a delineare ogni aspetto del carattere dei loro personaggi, ne scavano a fondo i sentimenti contrastanti e le incertezze, i disagi in una società che forse non comprende le loro “stranezze” e non è pronta ad ascoltare i loro timori. Per questo nessuno dei due ha molti amici e trovano l’uno nell’altra lo specchio di se stessi, le sofferenze taciute, i delitti che le loro personalità multiformi e insolite potrebbero averli portati o potranno portarli a compiere distruggendo, quasi inconsapevolmente, se stessi e gli altri. La regista Serena Sinigaglia vede lo studente come «un angelo che poi devi lasciare andare al momento giusto per rialzarti come l’Araba Fenicie dalle tue stesse ceneri. Viviamo in un’epoca brutale e violenta, in uno smarrimento che ci lascia senza fiato, le gambe intorpidite, i pensieri immobili». Che voglia, con questo spettacolo, farci “svegliare” dall’immobilità delle nostre azioni?
Francesca Myriam Chiatto