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SIOR TODERO BRONTOLON- regia Paolo Valerio

"Sior Todero Brontolon", regia Paolo Valerio. Foto Simone Di Luca "Sior Todero Brontolon", regia Paolo Valerio. Foto Simone Di Luca

Franco Branciaroli
Sior Todero Brontolon
di Carlo Goldoni
drammaturgia Piermario Vescovo
e con Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Maria Grazia Plos, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana,
Valentina Violo, Emanuele Fortunati, Andrea Germani, Roberta Colacino
in collaborazione con I Piccoli di Podrecca
regia Paolo Valerio
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Stefano Nicolao
luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
movimenti di scena Monica Codena
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro de gli Incamminati, Centro Teatrale Bresciano
foto Simone Di Luca
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 18-23 marzo 2025

www.Sipario.it, 19 marzo 2025

La scelta di Paolo Valerio di portare in scena il Sior Todero Brontolòn di Goldoni, con uno straordinario Franco Branciaroli nei panni del vecchio scorbutico, dispotico, avaro e permalosissimo, si è dimostrata felice e di successo.

Innanzitutto per l’impostazione che ne è stata data: non di reverenza verso un classico, subendone autorevolezza e fascino, ma seguendolo passo passo cercando di capire attraverso quali sfumature, interne e esterne al testo, potessero dialogare con il nostro tempo. E quindi, ecco l’idea: ripescare, dal vissuto personale di Goldoni, la sua passione per le marionette e metterle in scena rendendole doppi, se non archetipi, dei personaggi stessi.

Osservare gli attori recitare, soprattutto nei momenti in cui i loro ruoli, nella finzione, si presentano nell’aspetto pubblico agli occhi di altri compaesani attraverso schemi e comportamenti condivisi collettivamente ma, forse, privatamente non accettati del tutto: osservare sul palco tale circostanza, suggerisce un’idea immediata: che la realtà che tutti viviamo, non è che un grosso teatro dei burattini. Resta da sciogliere, però, un nodo: è più burattino il pupazzetto di legno mosso dai fili, oppure l’individuo che si lascia agire da costumi e convenzioni? Goldoni non offre risposte. Tantomeno lo fanno Valerio e la drammaturgia di Piermario Vescovo. Benissimo così!

Quanto alla scenografia, essa si risolve in un insieme di scatole e scaffali in legno dentro e sui quali stanno gli attori, non tutti, prima di iniziare la loro recita. Attorno, un insieme di pezzi di marionette che dovranno essere, forse, costruite in futuro. Come a dire che dentro casa di Todero è tutto fasullo, tutta una facciata? Anche questo, è un ulteriore elemento affascinante della messinscena.

Todero entra ed esce sempre dal fondo, seduto sul suo scranno trascinato da una corda o camminando, con una tenda che si apre come fosse un sipario. Ma il luogo nel quale egli fa il suo ingresso cos’è: il mondo reale? O una realtà dove vi è solo ipocrisia?

Certo è che i maneggi di Todero ai quali assistiamo, finalizzati a maritare la nipote col figlio del suo cameriere per non perdere un uomo al suo servizio e col vantaggio di non dover più pagare uno stipendio, insieme allo scontro fra il vecchio scorbutico e sua nuora Marcolina, interpretata da una Maria-Grazia Plos eccezionale: tutto questo conferisce allo spettacolo quella nota comica, mai fine a sé stessa e foriera di riflessioni, in pieno spirito goldoniano ben catturato e riproposto da Paolo Valerio.

Branciaroli, si è già detto, tratteggia un Todero divertentissimo: arcigno, opportunista, avido, materialista, prepotente ma umano, con sfumature mimiche buffe che non scadono nel caricaturale, ed una modulazione vocale sublime. Un lavoro attoriale sul personaggio immenso, carismatico, unico.

Bravissima Ester Galazzi nei panni di Fortunata, e divertentissima, con una voce degna dei grandi comici dell’arte, l’interpretazione di Andrea Germani nei panni di Nicoletto. 

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 20 Marzo 2025 06:23

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