venerdì, 25 aprile, 2025
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SARABANDA - regia Roberto Andò

Renato Carpentieri e Caterina Tieghi in "Sarabanda", regia Roberto Andò. Foto Lia Pasqualino Renato Carpentieri e Caterina Tieghi in "Sarabanda", regia Roberto Andò. Foto Lia Pasqualino

di Ingmar Bergman
traduzione Renato Zatti
regia Roberto Andò
personaggi e interpreti
Johan Renato Carpentieri
Marianne Alvia Reale
Henrik Elia Schilton
Karin Caterina Tieghi
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche Pasquale Scialò
suono Hubert Westkemper
aiuto regia Luca Bargagna
assistente ai costumi Pina Sorrentino
assistente alle scene Sebastiana Di Gesù
direttore di scena Sandro Amatucci
datori luci Theo Longuemare, Giuseppe Di Lorenzo
fonico Alessandro Innaro
capomacchinisti Fabio Barra, Enzo Palmieri
macchinista Vittorio Menzione
elettricista e fonico di palco Diego Contegno
sarta Nunzia Russo
foto di scena Lia Pasqualino
produzione Teatro di Napoli - Teatro Nazionale / Teatro Nazionale di Genova / Teatro Biondo Palermo in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di Joseph Weinberger Limited (agente del copyright), Londra, per conto della Ingmar Bergman Foundation
Palermo, Teatro Biondo dall’11 al 16 marzo 2025

www.Sipario.it, 18 marzo 2025

Quando vedere uno spettacolo risulta un dono inatteso che ravviva i sensi e i mille canali dell'estetica. Ecco questo è stata l'esperienza al Teatro Biondo dove è andato in scena SARABANDA per la regia di Roberto Andò che senza esitazione definirei  uno dei migliori spettacoli di prosa che ho visto finora in questa stagione. 

Si tratta di uno spettacolo  tratto da "Scene di un matrimonio" di Ingmar Bergman, una scrittura che scarnifica la fenomenologia dei rapporti di coppie e famigliari  in generale, e lo fa senza pietà scandagliando il precipizio che appare avvicinandosi al limite temporale della vita, con quel gesto secco  alza il velo di Maja e lascia vedere il vero per ciò che è cioè la carne del corpo scarnificato  del dialogo che resta a sanguinare nel tessuto delle battute asciutte, intagliate nel legno essenziale del silenzio e del gesto che finiscono per rivelare i personaggi più in quello che non dicono che in quello che dicono.  Il plot è un pretesto: Marianne fa visita inattesa da Johan, il suo ex marito, nella casa fuori città dove si è ritirato. Dovrebbe essere un breve passaggio ma invece si prolunga per alcune settimane. Inquieto e ruvido Johan e in rotta col mondo e anche con il figlio Henrik che vive poco distante da lì insieme alla figlia diciannovenne, Karin, promettente violoncellista. Un veleno scorre sotterraneo e lega gli uni agli altri, in una danza inesorabile come una sarabanda, appunto.

Lo scheletro  di questo corpo scenico è l'elegante, impeccabile struttura della regia che regolata da un nitore e pulizia zen lavora in levare,  producendo  un distillato di bellezza variamente declinato nei diversi elementi della rappresentazione. È uno spettacolo il cui filo rosso è la musica come dichiarato già nel titolo, essendo la Sarabanda un danza per coppie che ha ispirato grandi autori come Bach ma di musica se ne sente poca, a gocce qua e là,  preziosissime frasi di Pasquale Scialò  vibrate dalla perfezione tecnica di  Hubert Westkemper  tuttavia è l'opera teatrale in sé ad essere musicale.  L'essenziale magnificenza delle scene e luci di Gianni Carluccio fanno scivolare le scene l'una nell'altra come le pagine di uno spartito e la successione precisa delle note ha un ritmo definito, radicato nell'alternarsi di parole e silenzi che tessono una gabbia inesorabile intorno ai protagonisti. Gli  interpreti sono strumenti perfetti che a loro volta suonano parole nette e limate come note eppure vere, piene di senso, ogni dialogo è un'alta prova interpretativa, ogni duetto è una danza perfetta. Le accorte, dosate luci e la scena organizzata come una casa giapponese le cui pareti scorrevoli incorniciano le scene o dettagli delle stesse producono un risultato epifanico che di nuovo esalta il potere espressivo del silenzio e della partitura di micro gesti incoronati dall'azione delle luci che scolpiscono i corpi nella loro statuaria decadenza.

I due  pregiati e finissimi attori, Renato Carpentieri, Elia Shilton e le due ottime attrici Alvia Reale e Caterina Tieghi sono impeccabili nella tenuta emotiva, vocale e gestuale, agiscono varie sfaccettature della verità in quel punto di gravitazione dove tutto ha la massima intensità e al contempo resta senza peso. Menzione speciale per Alvia Reale che mi ha letteralmente rapita con quella sua voce che il tempo ha limato con la fresa più fine facendola vibrare di sottilissime intensità, pienezze in volo e sempre nell'ipotesi miracolosa di un'estrema naturalezza, quasi il suo sforzo fosse solo di  lasciare uscire la voce più segreta del corpo, di lasciarlo dire, parlare da solo.                   Uno spettacolo da non perdere.

Valeria Patera

Ultima modifica il Venerdì, 21 Marzo 2025 05:51

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