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SENZA SWING - regia Flavio Insinna

Senza swing Senza swing Regia Flavio Insinna

Con Flavio Insinna
Da un testo di Pier Paolo Palladino
Scritto con Flavio Insinna, Manfredo Rutelli, Giampiero Solari, Andrea Lolli
Luci Paolo Manti, Costumi Loredana Vasconcelli, Regia Giampiero Solari
Produzione Ballandi Entertainment
Musicisti: Daniele Bitossi, Contrabbasso - Mario Cirillo, Sassofono - Leonardo Galigani, Tromba - Emanuele Maglioni, Tromba - Federico Pacini, Pianoforte - Enzo Panichi, Batteria - Jodi Scalise, Chitarra - Emiliano Tozzi, Sassofono - Folco Tredici,Trombone.
Roma, Teatro Sistina, dal 13 gennaio al 1 febbraio 2009

Il Messaggero, 17 gennaio 2009
Il Mattino, 21 gennaio 2009
Insinna, il riso
ha due facce

Troppo facile liquidare Senza swing, la performance di Flavio Insinna (al Sistina di Roma fino al 1° febbraio), con l'etichetta "spettacolo comico". Ci si diverte, certo. Si ride di cuore e d'amarezza al cospetto di personaggi fantastici come il maresciallo Bellini o lo sfigato trombettista-recluta Pallone. Si saltabecca con lo showman da un dialetto all'altro, da un'iperbole a una metonimia, da una boutade a una rima. Ma non solo. Alla fine dei conti Flavio confessa e pratica, nel contesto del monologo (da un testo di Pier Paolo Palladino al quale ha lavorato insieme con Manfredo Rutelli, Giampiero Solari e Andrea Lolli, regia dello stesso Solari) le due dimensioni che, per esistere, frequenta: lo humour e il dramma, il fuoco d'artificio e la caverna.
Siamo infatti di fronte ad un attore che, per radici e cultura, si porta a letto la "tragica" Sicilia paterna e la Roma materna in cui è nato, sarcastica e magnacciona, artistocratica, cinica, vincente. Sproloquiando su uno spaccato di vita militare, fra patemi dei soldatini appena arrivati in caserma, insopportabili nonnismi, grandezze e miserie dei comandanti, lascia vibrare tutte le corde emotive a sua disposizione. Camicia cupa e pantaloni scuri, zazzera bruna dentro l'alveo nero delle scene che definiscono la naja (ma anche la troppo a lungo inesistente salaprove della banda Bellini), dice di sé e degli altri, erompe sulla scena da vivido animale, ricama bravure, cerca il famoso swing lanciando la moneta Vita e scoprendone, una dopo l'altra, le due facce antitetiche. Inutile chiedergli d'essere soltanto macchina da sghignazzo: lui ha delle carte in più e le fa valere. Post Scriptum: E se Solari avesse consigliato un taglio, magari una ventina di minuti fra inizio e omaggio finale ai bravissimi strumentisti? Spettacolo da vedere e degustare.

Rita Sala

Un'Italietta alla ricerca dello swing

È un gran simpatico, Flavio Insinna. Ed è un bravo attore. Con la sua faccia pulita, ha acquistato larga popolarità nelle fiction, soprattutto tra le fasce familiari, interpretando personaggi edificanti come Don Bosco o rivestendo i gradi del capitano Anceschi nella serie «Don Matteo». Come conduttore ha stabilito un immediato feeling con il pubblico di «Affari tuoi», distribuendo brividi e speranze nel miraggio di un bel gruzzolo di denaro da guadagnare con un pacco fortunato. Tonache e divise sembrano iscritte nel suo destino artistico. È, infatti, ancora un prete, in tandem con Claudia Gerini, nel film di Brizzi «Ex», affollata saga di coppie scoppiate. E si porta in un microcosmo militare anche ora che, lasciati momentaneamente grande e piccolo schermo, è tornato a calcare la scena teatrale. Fare teatro è per lui una passione antica. Cominciò alla scuola di Fersen e ha formato il suo istinto istrionico nell'eccentrico laboratorio di Gigi Proietti. Adesso è protagonista, al Diana, di uno spettacolo che unisce musica e divertimento, per la regia di Giampiero Solari. Il titolo, «Senza swing», non inganni: su una pedana girevole al centro del palco c'è una band di nove elementi. Ma qui swing non significa solo jazz: swing, per Insinna (come il rock per Celentano), è un comportamento e una modalità dell'anima, un esercizio di libertà ed espressione della felicità di vivere. Lo show racconta di uno scalcagnato gruppo di commilitoni che non riescono a far decollare la banda musicale della caserma. Insinna si fa narratore e, con veloci cambi di toni, disegna vivide figurine, con le inflessioni regionali e i tipici caratteri di un'Italia di piccola gente. Soldati infingardi, nostalgia di casa, la morosa lontana, osteria e bordello. Spiccano l'imbranato Pallone che finisce male e il furbo Virgili che sa farsi largo con l'arte di arrangiarsi: sarà lui a tirar fuori il rozzo maresciallo Bellini dai suoni e rumori della fanfara, per aprigli gli orizzonti dello swing in una trionfale esibizione dinanzi ai militari americani. Il canovaccio non sfugge al bozzettismo, ma Insinna è versatile e brillante nel ricoprire infaticabile tutti i ruoli, con la complicità dell'ottimo ensemble che propone gli standard del grande jazz. Improvvisa con il pubblico, detta la sua ricetta: mai vivere senza swing, bisogna darsi un ritmo, credere nella possibilità di un sogno per affrontare gli inganni e le insidie dell'esistenza.

Franco de Ciuceis

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Ottobre 2013 09:19

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