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SIBILLA D'AMORE - regia Pietro Carriglio

Sibilla d'amore Sibilla d'amore Regia Pietro Carriglio

di Osvaldo Guerrieri
regia e scena: Pietro Carriglio
con Liliana Paganini
Sala InterAction, Arena del Sole, Bologna, dal 27 marzo all'1 aprile, 2007

www.Sipario.it, 2007
Il Giornale,  20 febbraio 2007
Corriere della Sera, 1 aprile 2007

È la storia di una passione, una grande, autentica passione. Di quelle che sanno di Sturm und Drung e sangue che cola dai polsi. Che forse possono far sorridere qualcuno oggi, o lasciare increduli per tutto quel “fuoco e fiamme” che sembra talvolta appartenere solo ai personaggi di un libro o ai protagonisti di un film. Ma in effetti, l’amore vissuto nella realtà da Sibilla Aleramo e Dino Campana, raccontato con delizioso piacere del dettaglio e della sfumatura da Osvaldo Guerrieri, s’impadronisce della platea.
Una donna, sola sul palcoscenico, in uno spazio che non ha riferimenti, indefinito, pura essenza o idea di un Tempo della memoria, “Sibilla d’amore” si siede a un tavolo, si versa del vino e comincia a raccontarsi. Andando a ritroso, dai suoi 56 anni, via via indietro, toccando il dolore dell’iniziazione al sesso, frutto di una violenza subita, la lunga sfilza di amanti, tutti celebri e tutti intellettuali, il desiderio continuo e insaziabile dell’uomo, e finalmente l’incontro che cambierà la sua vita, quello con Campana. Poeta lui, poetessa lei. Putroppo folle lui, e prossima alla follia, perché pazza d’amore e di dolore, anche lei. La platea ascolta silenziosa, rapita, una monologo-confessione che pur non essendo nato per il teatro, è perfetto per l’intimo e serrato dialogo tra un attore e i suoi spettatori. Un testo delicato e ben scritto, che si fa gustare. Guerrieri affronta con pudore e a tratti sottile compiacimento le atmosfere, i colori, la follia, la morbosità di un legame segnato dagli schiaffi, gli insulti e lacerato da quell’impossibile ricerca di armonia che è negata alla furiosa passione. Liliana Paganini, l’interprete, diretta da Pietro Carriglio, ne rivive tutto il dramma e il delirio dell’autolesionismo, con una leggerezza che a volte può sembrare “fuori tema” ma che fa parte di quella inconsapevolezza visionaria di colui che ama. Amore irresponsabile, cieco, contraddittorio. Ma vivaddio, che in tempi di sentimenti che sanno di plastica, nati via chat e scanditi dagli sms, si ritrovi in teatro lo stimolo a sapori antichi e dimenticati.

Flavia Bruni

LA «SIBILLA» EROTICA CHE SEDUCE TRA SACRO E PROFANO

Sulla scena spoglia solcata da un riverbero viola simile alle aurore che solcano i cieli d'Arabia una donna alza un calice brindando ai suoi bellissimi cinquantasei anni. Sullo sfondo, dietro i parchi arredi modern style che costellano il salone, alcune dune sabbiose alludono al deserto in cui si consuma, sotto la cupa fiamma dell'eros, la sua parabola di seduzione. Corre l'anno 1932 e Sibilla Aleramo, perché è di lei che si tratta, attende l'arrivo del ventenne Franco Matacotta, il suo ultimo amante, che le ricorda nei contrasti del suo focoso carattere in bilico tra innocenza e sopraffazione, il grande poeta Dino Campana cui fu legata in una stagione all'inferno. Ma Sibilla - cui la sua sapiente evocatrice di oggi, una Liliana Paganini che rinunciando ai facili effettismi si concentra sulla vita interiore di questa antesignana del delirio dei sensi - spezza col suo passo sospeso la scena del ricordo, si china a raccogliere nel palmo il lento fluire della sabbia e, come uno sciamano, ne assimila la caduta alla lenta dissoluzione della vita.
In ogni spettacolo di Pietro Carriglio, che firma anche questo Atto di Contrizione nei confronti di un'artista ingiustamente trascurata, si coglie il rimpianto di una perduta età dell'uomo sottesa alla tristissima cancellazione dell'Eden cui eravamo in origine destinati. Solo i suoi spettacoli, che compone con finissima grazia quasi fossero gli orditi di un unico immenso arazzo, comunicano un'emozione che ci soggioga e ci incanta. In un arco vastissimo che, da Campanile a Ionesco giunge fino a Beckett passando per Eliot, Carriglio snoda la sua sinfonia di immagini, caste e profane insieme, tessere spaiate di una sontuosa allegoria tesa a ricondurre l'uomo alle soglie del contatto col divino. In un arco di spettacoli esemplari che promuovono Carriglio (e lo Stabile di Palermo) e la sua poetica a nuovo manifesto del nostro teatro d'arte che coniuga alla richiesta della pace interiore la ricerca faustiana di Campana, questa Sibilla d'amore, assurge a simbolo dei tempi nuovi.

SIBILLA D'AMORE - di Guerrieri Regia di Pietro Carriglio, con Liliana Paganini. Teatro Stabile di Palermo. Roma, Piccolo Eliseo, fino al 4 marzo.

Enrico Groppali

«Sibilla» donna d' amore

Donna intelligente, bella, inquieta e anticonformista, nata nel 1876, Sibilla Aleramo fu scrittrice, poetessa, femminista militante e comunista, ma soprattutto una donna libera. Sibilla, che aveva alle spalle uno stupro e un devastante matrimonio riparatore, capì bene la durezza e la violenta chiusura della condizione femminile e ne scrisse appassionatamente, battendosi per l' emancipazione della donna. Libera da pregiudizi ebbe molti amanti, intense storie d' amore e come tale fu giudicata malissimo. Prezzolini con disprezzo e volgarità d' animo arrivò a dire che era «il lavatoio sessuale della cultura italiana». Amò, molto e fu riamata seguendo quel «flusso infrenabile di vita e di volontà di resistere...» che l' attraversava. A lei, alla sua passione straziante e straziata per il poeta Dino Campana, Osvaldo Guerrieri dedica il bel monologo Sibilla d' amore, messo in scena con raffinata eleganza da Pietro Carriglio, un ritratto penetrante e piano che fa intuire i mille volti di una personalità affascinante e complessa. Sibilla per il suo cinquantaseiesimo compleanno, mentre aspetta l' arrivo del suo ultimo grande amore, un poeta di quarant' anni più giovane cui sarà legata per dieci anni, ricorda, rivive. E la strada interpretativa scelta dalla brava Liliana Paganini è controcorrente, sottile, interiorizzata, lontana da schemi di nera passionalità, di carnalità accecata, da toni accesi. La vita è raccontata e rivissuta con gli occhi della memoria e il filtro del ricordo allontana, pacifica, smussa e rende persino il dolore più forte una dolce malinconia. C' è una sorta di intima solidità e consapevolezza, c' è il sapore di una vita vissuta con amore. SIBILLA D' AMORE di Osvaldo Guerrieri Arena del Sole di Bologna

Magda Poli

Ultima modifica il Giovedì, 26 Settembre 2013 09:00

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