testo di Herbert Achternbusch
regia di Thomas Ostermeier
con Brigitte Hobmeier e Edmund Telgenkämper
dramaturg Julia Lochte?scene, costumi Nina Wetzel, ?video Sebastien Dupouey, ?luci Björn Gerum, ?musiche Nils?
Teatro della Tosse, Genova 22-23 febbraio 2013
Thomas Ostermeier, vincitore del Leone d'Oro alla Biennale di Venezia nel 2011, arriva per la prima volta a Genova con lo spettacolo Susn. Nella hall del teatro si respira una grande attesa per il lavoro del maestro, che riempie la platea fino alle ultime file.
Gli attori si fanno trovare in scena e osservano il pubblico prendere posto in sala. Nell'attesa che scenda il buio, Brigitte offre sorridente agli spettatori pezzi di wurstel: "Spezialità bavarese. Caldo". Il rito del "cocktail di benvenuto" mi ha ricordato una vecchia produzione di Pene d'amor perdute in scena al Shakespeare's Globe di Londra, in cui le attrici, durante l'intervallo, offrivano mele al pubblico che circondava in piedi il palcoscenico.
Sorprendente la presenza scenica degli attori che, nella semplice azione dello stare, catalizzano l'attenzione del pubblico nell'attesa dell'inizio dello spettacolo.
Sullo sfondo della scena alcuni pannelli luminosi proiettano immagini di paesaggio, strade che scorrono. Sulla sinistra, ad un tavolino, sta seduto Edmund con birra, sigarette e un panino imbottito con lo stesso wurstel che Brigitte ha offerto al pubblico.
La pièce è divisa in 5 quadri che riprendono Susanne, detta Susn, in diverse età della sua vita.
A sedici anni Susn è un'adolescente che lotta con le prime inquiedutini legate alla scoperta del sesso. Vuole allontanarsi dalla Chiesa e si confessa a padre Herbert: inginocchiata, dà le spalle al pubblico che vede riflesso il suo volto, incorniciato da riccioli biondi, in una specchiera da toeletta.
Un microfono permette a Susn di confessarsi a voce bassa, perché le storie sconvenienti vanno sussurrate tutte d'un fiato.
Dieci anni dopo Susn ha lasciato la campagna e studia all'università. Accasciata mollemente su una sedia, vestita solo con mutande e reggiseno, si lascia andare ad uno sproloquio esistenzialista che ha come capro espiatorio la donna sciatta che le affitta la stanza.
Dieci anni dopo Susn è la fidanzata frustrata e inconsolabile di un arido scrittore che pensa solo ai suoi "dotti" libri e abbandona Susn alle avances di altri uomini. Susn gli vomita addosso tutto il suo rancore, tra momenti di cattiveria vendicativa e disperato bisogno di riconquistarlo.
Dieci anni dopo Susn è invecchiata e ha problemi con l'alcol. Brigitte opera in scena una meravigliosa trasformazione da donna sensuale con tacchi e vestito stretto a vecchia affaticata e abbruttita: seduta su un water, biascica il suo malcontento in un monologo che è ironico e volgare e in cui affiorano i rimpianti di una vita, le occasioni mancate, i falsi dei. Ad una lampada-statuetta di Cristo rivolge un sorriso sornione: "Alla fine servi solo ad illuminarci".
Nessuna provocazione scuote lo spettatore. Dall'ex enfant prodige del teatro tedesco ci si aspettava qualcosa di più dirompente. I lunghi monologhi in lingua tedesca mettono in difficoltà lo spettatore italiano che si perde nei sovratitoli, che scorrono rapidi e spesso poco chiari. Abbandonando per qualche istante la caoticità delle parole in movimento si gode, nonostante la monotonia dello stile e della partitura scenica, della performance intesa e convincente degli attori, a lungo applauditi dal pubblico.
Marianna Norese