Con Sabrina Ferilli - Maurizio Micheli - Pino Quartullo
(le prenom) di Matthieu Delaporte - Alexandre De La Patellière
adattamento di Carlo Buccirosso
e Sabrina Ferilli
regia Maurizio Micheli
Milano, Teatro Manzoni dal 12 al 29 marzo 2015
Illustri predecessori
Le prénom: ascesa di una pièce - dal successo di cassetta all'esordio cinematografico- adattamento e regia curati dal duo artistico: Matthieu De La Porte ed Alexandre Patellière. Scene di vita coniugale con colpo di scena finale e relativa apertura di vecchie ferite mai rimarginate. Il riattizzarsi di rivalità ed eterne idiosincrasie svela il lato più meschino e ipocrita della borghesia benestante, in aperta competizione, con l'èlite francese colta e liberale. Le Prenom, nella sua versione originale, è una commedia "radical- chic" dai toni apparentemente leggeri quanto percorsa da una sottile e velenosa ironia.
Patè de la maison ... la guerra è servita ....
Tranche de vie in chiave italiana della celebre pièce francese. Alla versione cinematografica, firmata Francesca Archibugi, ecco pronto per, il palato nostrano, il "patè della casa" : Delicatessen dal gusto agre, singolare e non sempre ben amalgamato.
Produzione teatrale voluta e coordinata da Sabrina Ferilli; (per l'occasione: produttrice, adattatrice ed interprete) raccoglie un cast artistico di professionisti dello spettacolo, di livello medio, ed elabora l'adattamento del testo, povero e puerile, in tandem con Carlo Buccirosso .... Forse più a suo agio in veste d'interprete cinematografico - che non di autore drammaturgico.
Ensemble di caratteristi impegnati in una performance a tratti incoerente: nella strenua lotta fra registro teatrale e sit com , tende a prevalere la seconda. Il duo Micheli e Ferilli, risulta abbastanza coordinato.
Scoordinata e discontinua risulta l'interpretazione della coppia Quartullo - Petrella : costantemente fuori registro creano un effetto involontario e grottesco di noia e straniamento rispetto al resto del cast.
La regia scaltra ed esperta di Maurizio Micheli tenta di creare un insieme coerente, tirando un salvifico filo di Arianna al pubblico, nell'infinito e caotico caos di dialoghi e scenette dalla consistenza bozzettistica, provvisoria e a tratti imbarazzante.
Idea buona quella di portare un classico francese in Italia, quanto, chance sprecata, nella gestione dell'adattamento drammaturgico debole, commerciale e dotato di scarsa autostima. Il pastiche malriuscito di elementi francesi e italiani risulta ingestibile. La scarsa coesione, fra testo e messa in scena, provoca un effetto di estrema frammentazione: nella vaga caratterizzazione dei personaggi, nel ritmo e nell'integrità stessa della pièce. Il corpus di battute, situazioni, tirate moralistiche - si trascina lento e inesorabile verso l'inevitabile happy end consolatorio, - e rischia di rendere indigesto e improponibile questo fatidico patè della casa.
Interno borghese
Una nota di merito va, tuttavia riconosciuta, alla scenotecnica di Gilda Cerullo. La scelta, pur se giocata nell'ambito descrittivo, punta sulla contraddittoria compresenza di elementi iconografici, (correlati alla sinistra colta), in netta contrapposizione con lo stile tipicamente borghese e perbenista della casa e del salotto. Lo spettacolo abile e privo d'idee innovative quanto facilmente collocabile nella categoria "abbonamento". Consigliato ad un pubblico estremamente disponibile e dai gusti facili.
Francesca Bastoni